di Alberto Greco La tragedia di Soliera ha aperto uno squarcio sul mondo delle babysitter, un mondo a lungo rimasto in ombra, pur facendo parte sindacalmente della realtà dei servizi alla persona, come colf e badanti, governata da uno specifico contratto nazionale, dove opera un ente di formazione bilaterale, Ebincolf, che eroga anche servizi di formazione in forma gratuita. Ma finora i corsi promossi, l’ultimo a Modena terminato l’anno scorso a settembre, sono stati indirizzati solo verso colf e badanti. "Il mondo delle babysitter – per ammissione di Manuela Colombini, responsabile Ufficio vertenze di Filcams-Cgil - è forse il pezzo meno gestito di questo contratto di lavoro, perché lasciato all’incontro tra domanda ed offerta". Eppure, si tratta di una professione, che sebbene poco disciplinata e trascurata dal punto di vista formativo, è molto delicata. Non si parte, però, dall’anno "zero" come ci spiega il professor Antonio Gariboldi, presidente del corso di laurea in Scienze dell’Educazione di Unimore. Professore, come è governato il mondo delle babysitter? "La legge della regione Emilia-Romagna sui servizi per l’infanzia, la numero 19 del 2016, distingue diversi tipi di servizi. Da un lato definisce i servizi educativi veri e propri come i "nidi", con personale laureato, i quali devono rispondere a tutta una serie di requisiti sia per aprire che per essere accreditati e ricevere - nel caso di privati - finanziamenti pubblici. Poi, parla di servizi ricreativi, come il caso dei "baby parking", che devono rispondere invece solo alla legge sulla sicurezza e alla normativa sanitaria; infine, contempla le ’iniziative di conciliazione’, che riguardano proprio le babysitter, cioè di conciliazione tempi di vita e tempi di lavoro, organizzati autonomamente dalle famiglie, in cui il pubblico può favorire l’incontro tra domanda e offerta". E’ previsto un ruolo di mediazione dell’ente pubblico? "Esattamente. Non è obbligatorio, però sono in ...
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