
Assessore con i sindaci Rinaldi, Beccaria, Bastico, diversi anni consigliere comunale, l’esperienza politica del presidente regionale del Partito repubblicano Paolo Ballestrazzi consente di analizzare questa fase pre-elettorale attraverso uno sguardo più ampio.
Ballestrazzi, intanto i repubblicani saranno parte del centrosinistra a Modena?
"Sì, ma non si può disgiungere le elezioni a Modena dalla situazione nazionale. Il voto sarà politico".
Quindi a Modena il centrosinistra rischia considerando il vantaggio del centrodestra.
"Mah, le elezioni possono sempre riservare sorprese, ma credo che i modenesi dopo l’esperienza del Movimento 5 stelle e quella dell’attuale governo di destra – Giorgia Meloni è la più brava di tutti ma il livello generale delle competenze di chi è nell’esecutivo è basso – eviteranno salti nel buio e la città non cambierà colore".
Serviranno primarie di coalizione per stabilire il candidato sindaco.
"Le primarie di coalizione non hanno senso. Lasciano strascichi e dissidi, non è vero che il giorno dopo si ritorna uniti. Si guardi a quello che sta succedendo tra Bonaccini e Schlein. Il Partito democratico deve decidere, presto, al proprio interno il candidato e poi proporlo agli alleati che a loro volta presentano altre personalità. Ma sono i partiti che alla fine selezionano, senza primarie".
Ma così il Pd farà pesare i suoi numeri.
"È l’architrave della coalizione. Trande, che è un politico molto abile, fa il suo mestiere, ma non bisogna puntare a limare il consenso del Pd".
Diceva di fare presto, ma perché il Pd è bloccato?
"Lo sarà fino a quando Muzzarelli e Bonaccini non avranno deciso il loro futuro".
Come valuta l’esperienza amministrativa di Muzzarelli di questi 10 anni.
"Muzzarelli ha fatto un sacco di cose, ma la sua colpa più grande è aver fatto tabula rasa tra il Comune e il resto della città mediando sempre e solo in prima persona. Questo ha impedito anche la crescita dei potenziali suoi successori".
Com’ è cambiata Modena negli anni?
"Modena è una città ‘ingrigita’ per usare un’espressione di Edmondo Berselli, e questo è avvenuto dal sindaco Barbolini in poi. Ci si è troppo preoccupati della conduzione, ma ‘fare’ non vuol dire riformare, ‘Gubernar no es asfaltar’ dicevano gli antri-franchisti in Spagna. C’è un fiorire di comitati sui temi più disparati perché la politica non è più in grado di fare sintesi. Prima tutti ambivano a venire a Modena, adesso non riusciamo a dare una casa a medici, infermieri, insegnanti di ruolo, studenti, la sanità si sta indebolendo per una commistione perniciosa tra pubblico e privato, proliferano le cooperative false, il salario decresce".
Che tipo di candidato suggerirebbe al centrosinistra?
"Deve essere un sindaco intellettuale e politico, con esperienza amministrativa".
Qualcuno ventila la possibilità di un civico, imprenditori o personalità esterne al partito.
"Da ex civico dico che il periodo del civismo è finito. Occorre un politico perché serve una visione che vada oltre il Secchia e il Panaro (non tecnici), attitudine a ragionare a 360 gradi, e capacità di ascolto acquisita sul campo".
Ha qualche nome in mente?
"Penso a Massimo Mezzetti e Roberto Franchini".
Tra i civici circola anche il nome di Paolo Cavicchioli.
"Cavicchioli vive di rendita sulle parole: ha saputo imporsi attraverso il cambio di progetto del Sant’Agostino. Ma occorre prima capire cosa farci dentro, altrimenti il Sant’Agostino farà la fine dell’ex Manifattura Tabacchi".