Bambino scomparso a Mirandola e ritrovato. "Lo picchiavano, aveva i lividi"

I vicini: "Era schiavizzato". Ma gli zii parlano di "sculacciate"

Mirandola, gli zii del bambino scomparso e poi ritrovato

Mirandola, gli zii del bambino scomparso e poi ritrovato

Modena, 29 maggio 2018 - «Il bambino è trattato come i miei due figli naturali; quando sono birichini prendono le pacche, ma non l’ho mai picchiato con un bastone di ferro. Sono responsabile di Mohammed, e con lui sono severa, ma lo sono anche con i miei due figli di 4 e 7 anni». E’ seduta sul divano di casa Sobia Liaot, la zia di Mohammed, il bambino di nazionalità pakistana scappato di casa e ritrovato a Porto Garibaldi. Sta guardando la tivù con uno dei figli e quando il notiziario annuncia che il bambino è stato ritrovato, ma che non vuole più tornare a casa "perché gli zii mi picchiano", lei ripete: "Non è vero" aggiungendo: "Se non vuole più tornare a casa non so cosa dire".

Il marito, Mohammed Sarwar, assicura invece che il bambino tornerà, "io voglio che torni a casa con noi perché è sangue del mio sangue, e figlio del mio povero fratello morto due mesi fa a 35 anni, e se ogni tanto gli do qualche sculacciata è per il suo bene. Non voglio – commenta – che da grande faccia l’operaio come me, ma che studi e diventi una brava persona con un lavoro importante, lui è un bambino molto intelligente".

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Nel quartiere a ridosso del centro di Mirandola dove Mohammed, 11 anni, viveva con gli zii al civico 10 di via De Amicis tutti però sapevano dei maltrattamenti e anche a scuola i compagni di classe più di una volta l’avevano visto piangere.

La maestra della classe 4° E della scuola elementare di via Dorando Pietri si astiene da qualsiasi considerazione, limitandosi a dichiarare: "Non vedo l’ora di riabbracciarlo, sono ormai cinque giorni che non lo vedo, e anche i compagni di classe chiedono sempre di lui". Dal Servizio Tutela Minori dell’Area Nord, la responsabile Federica Pongiluppi assicura di non aver mai avuto segnalazioni in merito. "Ora sappiamo, prima non sapevamo nulla. Il bambino è attualmente in custodia ai servizi sociali di Comacchio".

Nella via De Amicis, vicino al campetto dove Mohammed giocava, la gente assiste da giorni al via vai dei cronisti e dei carabinieri di Mirandola che assieme al Comando di Carpi, diretto dal comandante Alessandro Iacovelli stanno compiendo le indagini. Sono pochi coloro che dichiarano di "non sapere nulla": i più, infatti, raccontano di "botte e di maltrattamenti continui: il povero Mohammed era schiavizzato, faceva i lavori domestici, trasportava pesanti sporte della spesa, pacchi di bottiglie di plastica, ed era sempre triste povero bambino".

Giuliana Pansa ne tratteggia il carattere: "Buono, remissivo, ma si capiva che era terrorizzato da questi due zii. Una volta – racconta – ho visto la zia che lo picchiava sul capo ripetendogli più volte ‘testa d’asino’. Non so – continua – se Mohammed meditasse la fuga da casa da lungo tempo, certo è che era esasperato dalla situazione".

El Hachmi Abdallahoui, il vicino di appartamento che ha ritrovato la bicicletta del piccolo alla stazione dei treni di Mirandola, informando poi il maresciallo di Mirandola, ricorda di quella volta che "il bambino aveva le braccia piene di lividi e il sangue al naso per le botte che lo zio gli stava dando nel cortile. Gli avevamo urlato di smetterla, il bimbo poverino piangeva spaventato, stava male".