Bancarotta, un affare di famiglia A casa di Passaro spunta una pistola

L’inchiesta della guardia di finanza ha svelato un meccanismo ’rodato’

Migration

Una gestione familiare degli affari ‘votata’ al fallimento. Genitori e figlio avrebbero trovato il modo di arricchirsi illecitamente, sottraendo soldi all’erario, ai dipendenti e fornitori per riempire i propri conti correnti. E’ quanto emerge dalle indagini delle Fiamme gialle di Modena che hanno portato all’arresto, per autoriciclaggio, bancarotta fraudolenta, indebita percezione di erogazioni pubbliche del Leader di ‘Io Apro’ Biagio Passaro. Durante la perquisizione nell’ambito dell’arresto, la finanza ha anche scoperto una pistola illegalmente detenuta.

Per il Brand Manager di Regina Margherita Group è stata chiesta la misura cautelare in carcere poiché, secondo il giudice Domenico Truppa, vista la personalità dell’indagato anche agli arresti domiciliari Passaro avrebbe potuto reiterare il reato, gestendo l’attività ordinaria delle società con utilizzo indebito dei fondi patrimoniali societari e di carte di credito e di conti correnti via internet tramite servizi di home banking. Come detto Passaro è indagato insieme al padre, alla madre e al commercialista di fiducia. Secondo la procura di Bologna (pm Marco Imperato) il leader di ’Io Apro’ avrebbe‘utilizzato in modo spregiudicato i familiari quali figure compiacenti con il ruolo di "teste di legno", nei ruoli di vertice aziendali. Passaro era amministratore della società Regina Margherita group srl e vero dominus anche di tutte le altre società del gruppo, ovvero Regina Margherita holding sris, Alleanza 3.0 srl, Eat Italy sri e Rm group avendo pieno controllo di tutti i conti così da ‘distrarre’ denaro. Il padre sarebbe stato prestanome compiacente del figlio insieme al liquidatore della società fallita nel 2020 (all’indagato si contesta la bancarotta fraudolenta documentale). Il commercialista, invece, incaricato di tenere le scritture e di trasmettere le dichiarazioni fiscali per la Regina Margherita Group avrebbe aiutato a distruggere libri e i registri contabili. Così gli indagati avrebbero danneggiato i creditori e distratto dalle casse sociali denaro, mediante bonifici privi di giustificazione verso i conti personali di Passaro a partire dal 2014 e fino al 2019 per un totale di circa 700mila euro, causando il dissesto della società e arrivando a maturare un debito con l’Erario di oltre un milione e duecentomila euro. Il legale della famiglia, l’avvocato Nicola Trisciuoglio: "Si sta valutando se sarà o meno il caso che Passaro renda dichiarazioni in sede di interrogatorio di garanzia. E’ più che probabile che si avvarrà della facoltà di non rispondere, non averndo avuto ancora il tempo di leggere gli atti".

Valentina Reggiani