Bisogna definire ogni aspetto

Migration

Rosamaria

Papaleo*

Dal 1° settembre sono state introdotte dal Governo alcune novità finalizzate a sburocratizzare il cosiddetto ’lavoro agile’. Di fatto ora il lavoro da casa entra a regime dopo il massiccio utilizzo che ne è stato fatto durante il lockdown. Lo abbiamo usato anche noi e continuiamo a utilizzarlo con alcuni nostri collaboratori che hanno particolari esigenze personali o familiari. Intanto giudichiamo positivamente l’emendamento del ministro del Lavoro Andrea Orlando che proroga il lavoro agile per i lavoratori fragili e quelli con figli under 14. In linea generale crediamo che passare dall’emergenza sanitaria a quella economica potrebbe aumentare il numero di aziende che puntano sullo smart working. Sempre più datori di lavoro, infatti, valutano la possibilità di potenziare il lavoro da casa per risparmiare sui costi fissi, a partire da quelli energetici. Ovviamente la faccenda cambia da comparto a comparto. Nella manifattura l’interazione uomo-macchina impone il lavoro in presenza: un tornio va usato in fabbrica, non si può lavorare da casa. Al contrario, nel terziario e servizi il lavoro agile è ancora diffuso e praticabile. Per questo ci sorprende che ci siano aziende come la Maticmind (soluzioni informatiche), presente anche a Modena, che vogliono incomprensibilmente tornare indietro. Noi pensiamo che il lavoro agile si possa estendere ulteriormente sia nel privato che nel pubblico, con reciproca soddisfazione dei lavoratori e dei datori di lavoro. È chiaro che bisogna disciplinare le nuove forme di lavoro agile regolando ogni aspetto. Pensiamo non solo alla questione delle spese a carico del lavoratore che lavora da casa, ma anche al suo diritto alla disconnessione una volta terminato l’orario di lavoro e alla questione degli eventuali infortuni, che possono sempre capitare anche se si lavora in casa.

*Cisl Emilia Centrale