Bolidi, una leggenda senza confini "Non solo Ferrari e Maserati: vi racconto l’altra terra dei motori"

Dal record del miglio alla Bugatti ’fantasma’: il libro di Alessandro Socini svela uomini e storie dietro il mito .

Bolidi, una leggenda senza confini  "Non solo Ferrari e Maserati:  vi racconto l’altra terra dei motori"

Bolidi, una leggenda senza confini "Non solo Ferrari e Maserati: vi racconto l’altra terra dei motori"

di Davide Miserendino

Giovanni Agnelli senior, il fondatore della Fiat, fu cadetto in Accademia, a Modena, alla fine dell’Ottocento. Dopo aver respirato quest’aria, tornò a Torino e fondò la più grande casa automobilistica italiana. Forse è una suggestione, ma ci piace pensarla vera. Ayrton Senna, che non ha bisogno di presentazioni, si era innamorato di un motore V12 creato a Modena dall’ingegner Mauro Forghieri. E vent’anni dopo la morte dell’asso del volante, a ricordarlo in pista a Imola c’era un sacerdote modenese, il mitico don Sergio Mantovani.

Sono aneddoti rievocati dal giornalista Alessandro Socini, grande appassionato di motori, che ha pubblicato con la casa editrice Sigem il libro ‘L’altra terra dei motori’, un tributo alla Motor Valley di grande rilevanza. Due i suoi punti di forza: l’età dell’autore (non ha ancora 40 anni) che, come ha spiegato il giornalista Mauro Tedeschini – che ha curato la prefazione del volume – "è importante perché questa storia va portata avanti anche dalle nuove generazioni" e il taglio originale, diverso dal solito. E’ impossibile, infatti, non celebrare i miti globali dei motori nati qui, ma la dedica è a tutti gli altri protagonisti di questa magnifica vicenda umana, artigianale e industriale. Gli ‘underdogs’ per usare un termine oggi molto caro alla politica.

Socini nel suo libro snocciola racconti seguendo una mappa immaginaria che potrebbe agilmente diventare un itinerario turistico. C’è, ad esempio, la storia dell’Ara dei piloti automobilistici di Marino Quartieri, in strada Santa Caterina, a un passo dalla chiesa di don Sergio e proprio davanti all’asilo dedicato ai grandi della velocità scomparsi. Un ricordo reso vivo dal vociare dei bambini. E poi ci sono la torretta dell’ex aeroautodromo, al parco Ferrari, e il rettilineo dove, nel 1909 e 1910, si corse il record del miglio. E ancora l’avventura della Lamborghini Engineering in Formula 1, con la sede operativa in Delle Nazioni 95 e Forghieri al timone "e – come confida Socini – un piccolo scoop sulla Bugatti".

La presentazione del libro ha trasmesso subito il senso di questo ’largo abbraccio’ alla Motor Valley. Si è tenuta nell’asilo voluto da don Sergio: "Dalla sua scomparsa – ha detto l’attuale parroco, don Carlo Bertacchini – cerchiamo di portare avanti questa importante eredità spirituale, fatta di amore per le persone e per questa terra di motori". Il sindaco Gian Carlo Muzzarelli ha voluto ricordare dove affondano le nostre radici: "Agricoltura e motori. Anzi, i motori sono stati lo strumento per ridurre la fatica richiesta per lavorare la terra. E oggi ci troviamo qui, con il meglio dell’automobilismo mondiale racchiuso in 40 chilometri quadri". L’importanza delle sfide che ci aspettano è stata ricordata anche da Gianni Gargano, sindaco di Castelfranco e nel direttivo ’Città dei motori’ e dalla sindaca di Formigine Maria Costi, in rappresentanza della Provincia di Modena. Tedeschini, invece, ha voluto sottolineare la competizione connaturata alle grandi case automobilistiche del territorio: "Ricordiamoci – ha detto – che l’obiettivo non era fondare imprese ’da soldi’, ma macchine che andassero più veloci delle altre. C’era una sana rivalità e questo dna sarà fondamentale anche per affrontare le sfide che verranno".

Sul futuro della terra dei motori si è espresso anche Andrea Albani, vicepresidente dell’associazione Motor Valley Development e direttore del circuito di Misano: "Prima del Covid sull’elettrico c’era forte scetticismo nel nostro settore, oggi la prospettiva è cambiata. Costruiremo il nostro futuro con gli investimenti e la formazione".

Il passato, di certo, è in buone mani, cristallizzato nei saloni dei collezionisti e nelle pagine dei libri che celebrano il mito dei bolidi. Quello di Socini ne ha messo ’in cassaforte’ un altro pezzo fondamentale.