Modena, il maxi bosco del Comune bocciato dagli ambientalisti

Perpessità di Legambiente sul progetto contenuto nel Piano urbanistico generale "Su buona parte di quel territorio ci sono campi: gli alberi siano piantati altrove"

Pista ciclabile Lesignana Villanova

Pista ciclabile Lesignana Villanova

Modena, 30 marzo 2022 - Pochi mesi fa il neurobiologo vegetale Stefano Mancuso, uno degli scienziati italiani più noti all’estero, ha ricordato che "contro il riscaldamento globale non esiste una tecnologia più efficiente ed economica degli alberi, occorre piantarne mille miliardi entro il 2030".

Un progetto, purtroppo, utopico con questi numeri, ma certo Modena nel suo ’piccolo’, con il recente Pug - Piano urbanistico generale che regola la pianificazione e gestione del territorio, tenta di mettere un freno all’inquinamento dell’aria, tra i peggiori a livello europeo. E ci prova attraverso l’annuncio della creazione di aree boschive per circa 700 ettari, un numero elevatissimo di territorio, quantificabile in circa mille campi da calcio di 70 per 100 metri.

Questi boschi, secondo il Pug, andranno posizionati intorno alla città, soprattutto nell’area tra i fiumi Secchia e Panaro e in quella perifluviale a Marzaglia e alla Fossalta. Tutto bene? Non proprio, perché sul progetto pubblico interviene Legambiente, mettendo in guardia l’amministrazione comunale.

"Un intervento di miglioramento degli ecosistemi agricoli periurbani – spiega Legambiente – dovrebbe riguardare tutto il territorio comunale, non solo aree limitate. Perché, se l’obiettivo dichiarato è quello di assorbire una grande quantità di CO2 e dare così un contributo alla lotta contro il cambiamento climatico, non si deve tuttavia dimenticare l’attuale ruolo assolto dalla maggior parte del territorio della fascia periurbana, attualmente destinato all’agricoltura".

Al centro delle preoccupazioni dell’associazione ambientalista ci sono dunque i terreni attualmente agricoli che non debbono essere sottratti alla produzione in un momento peraltro di guerra come quella in corso in Ucraina. Lo stato attaccato dalla Russia, infatti, è un fondamentale produttore agricolo, tanto da meritarsi l’appellativo di ’granaio’ del mondo.

«Siamo d’accordo – prosegue Legambiente – con l’obiettivo complessivo dell’amministrazione sulla compensazione delle emissioni climalteranti, siamo però dubbiosi sul metodo: se si sottraesse un numero così rilevante di ettari alla produzione agricola, si andrebbe ad assestare un ulteriore colpo alla produzione alimentare locale già danneggiata da decenni di cementificazioni che hanno comportato una notevole perdita di suolo agricolo".

Un allarme vero e proprio quello di Legambiente: "Una trasformazione d’uso da agricolo a forestale rappresenta un sacrificio notevole e immotivato. Si potrebbero ottenere risultati altrettanto efficaci attraverso interventi di messa a dimora di alberi e arbusti nelle aree marginali delle infrastrutture esistenti, lungo la maglia viaria minore, i fossi, i canali e i confini poderali. Un processo di riqualificazione ecologica di questo tipo – conclude l’associazione – manterrebbe inalterata la produzione agricola migliorando al contempo le condizioni ambientali dell’area periurbana".

Più attendista, invece, la Confederazione italiana agricoltori (Cia), come spiega il presidente Alberto Notari: "Noi stiamo facendo tutti i controlli sulle aree, mappali alla mano – spiega – e solo dopo trarremo le conclusioni. Siamo felici di questa comunanza di opinioni con Legambiente, evidentemente non siamo gli avvelenatori che deturpano e sfruttano. Noi siamo favorevoli a una agricoltura che agisca come gestore e tutore del territorio per cui siamo molto attenti perché le aziende agricole devono essere in grado di lavorare. Non credo che il Comune, però, voglia eliminare vigneti per mettere alberi: essi andranno benissimo in aree golenali, dismesse, cave".