Secondo le accuse, dopo aver maltrattato, picchiato, soggiogato psicologicamente e per anni il suo dipendente e coinquilino lo violentò, causandogli lesioni permanenti. Ieri per l’imputato, Antonio Bifulco, la pubblica accusa ha chiesto una condanna a nove anni di carcere senza concedere le attenuanti generiche, alla luce della gravità del fatto e delle conseguenze. La sentenza è attesa per il prossimo tredici gennaio.
L’imbianchino 39enne di Mirandola è finito alla sbarra appunto con le accuse di violenza sessuale, maltrattamenti e lesioni gravi nei confronti del suo dipendente – un 40enne del posto – e inquilino che pare vivesse da tempo in una situazione di quasi di sudditanza. Bifulco è accusato di maltrattamenti feroci nei confronti della vittima, che sarebbero andati avanti dal 2017 al 2019 e messi in atto ‘anche solo per sfogarsi’ emerge dalle indagini. Lesioni gravissime poiché ad oggi la vittima è stomizzata.
Le indagini erano state condotte dalla squadra mobile e avevano portato all’arresto dell’odierno imputato.
Ieri il pm dottoressa Graziano ha chiesto anche la trasmissione degli atti in procura per valutare l’eventuale falsa testimonianza da parte dei testimoni e familiari della difesa.
La vittima, difesa dagli avvocati Cosimo Zaccaria e Nicola Elmo aveva ribadito in aula e tra le lacrime di aver subito violenze e soprusi per anni, fino al giorno della presunta violenza sessuale che ha inciso anche sulla sua qualità di vita e che lo ha quasi condotto alla morte.
"Quante volte mi ha preso a calci e pugni anche con bastoni? Non lo ricordo neppure perchè gli episodi sono tantissimi" aveva spiegato in aula". I comportamenti violenti, da parte di Bifulco, sarebbero iniziati dopo circa tre mesi dalla ‘convivenza’ nell’appartamento del datore di lavoro.
"Succedevano spesso; due o tre volte a settimana, a volte mi picchiava anche sui cantieri". Col nuovo anno è attesa appunto la sentenza.
Valentina Reggiani