Buono postale, liquidazione errata. Fa ricorso e incassa 4mila euro

Non gli sono stati riconosciuti i rendimenti indicati. Disputa a lieto fine grazie ad Adiconsum

Patrizia Barletta di Adiconsum

Patrizia Barletta di Adiconsum

Modena, 22 novembre 2019 - Un cittadino modenese vince un ricorso contro Poste Italiane e incassa 4.000 euro, in più, a causa di un’errata liquidazione degli interessi su un buono postale del 1987. L’ufficio postale non gli riconosceva pienamente i rendimenti indicati sul retro dei buoni, in particolare con riferimento agli ultimi 10 anni, e così l’uomo si è rivolto ad Adiconsum, l’associazione dei consumatori della Cisl, per presentare ricorso all’arbitro bancario e finanziario, ottenendo il riconoscimento del valore integrale di quanto scritto sul buono.

«Con il decreto ministeriale 13 giugno 1986 – ricostruisce Patrizia Barletta di Adiconsum – i rendimenti dei buoni fruttiferi sono stati significativamente ridotti, ma nel periodo compreso tra l’1 gennaio 1987 e il 23 giugno 1997 Poste ha emesso buoni della serie Q usando moduli di serie precedenti, in questo caso la P, che riportano sul retro tassi di interesse piu’ alti».

Per ovviare al problema, Poste Italiane ha dunque apposto un timbro sul buono per modificare i rendimenti in conformità con il decreto: «Peccato però che i tassi di interesse del timbro si fermino al 20esimo anno e nulla dicano circa il periodo che va dal 21esimo al 30esimo anno di possesso», aggiunge l’operatrice.

Interpellato su quali fossero i tassi da applicare dal 20esimo anno, l’arbitro bancario e finanziario ha rilevato un legittimo affidamento del cliente sulla validità dei tassi d’interesse riportati sui buoni e, dunque, ha dichiarato che Poste è tenuta al pagamento.