"Candidature Pd, coinvolgiamo gli iscritti"

I circoli spingono per dare la parola alla base. Ma i tempi sono stretti. Solomita: "Sui nomi però la decisione finale sarà di Roma"

Migration

di Gianpaolo Annese

L’unica certezza è che le formule ‘agenda Draghi’ – come ‘Agenda Monti’ – e ‘campo largo’ è meglio mandarle al macero: "Non portano fortuna, diciamo così…", sintetizza Stefania Gasparini. Sui candidati invece occorre sentire gli iscritti: "Non devono essere coinvolti solo per decidere se inserire i tortelloni nel menu della Festa, ma vanno valorizzati", scandisce per tre volte Davide Muradore amplificando un sentiment che è affiorato in diversi degli interventi (da Simona Arletti a Moreno Gesti) che si sono susseguiti nella direzione provinciale del Pd di ieri mattina (un centinaio i partecipanti),

Toccherà dunque al segretario provinciale Roberto Solomita trovare una formula – considerando che per organizzare vere e proprie primarie i tempi sono proibitivi – per scongiurare la sgradevole sensazione di nomi calati dall’alto. Tenendo tuttavia presente che "martedì ci sarà la direzione nazionale nella quale saranno stabiliti i criteri di scelta dei candidati, quali saranno i nostri effettivi spazi nella composizione della lista. Dovranno essere nomi credibili, liste rappresentative. È chiaro – spiega Solomita – che la decisione finale non spetterà a Modena". Quanto allo stop alzato nei giorni scorsi a chi ricopre incarichi elettivi – in molti hanno visto un semaforo rosso alle ambizioni di Francesca Maletti – il segretario precisa "che non si trattava di un riferimento personale, ma semplicemente un modo per avvertire tutti che non è il momento di discutere delle nostre carriere mentre il Paese è sconcertato". In questo senso, lo stesso Gian Carlo Muzzarelli puntualizza che "non ho nessuna intenzione di dimettermi per andare a Roma: prima Modena" e ha invitato "a guardare alle civiche locali emerse nelle ultime amministrative, ma anche ai sindaci appena smontati: tutte esperienze da valorizzare".

Di sicuro il cuore della campagna elettorale sarà la Festa dell’Unità, dal 25 agosto al 19 settembre, "in piena par condicio", sospira Solomita chiamato a contribuire a riscrivere il programma della kermesse: "Potrà diventare per noi un’opportunità, sarà il momento dove presentare la nostra proposta, far valere la forza dei nostri volontari". D’altra parte, mette in guardia Gian Domenico Tomei in versione grillo parlante, va considerato che "le Feste dell’Unità parlano soprattutto al nostro mondo mentre noi abbiamo bisogno di ragionare andando oltre". In seconda battuta sui candidati, essendo i collegi molto larghi, praticamente un milione di elettori, occorreranno "figure ben visibili e conosciute anche fuori provincia". Bisogna ragionare, aggiungono Gasparini e Arletti, "in termini di rete, con Bologna e Reggio". Anche sulle alleanze la partita è apertissima: nessuno intende rinchiudersi "in uno splendido isolamento", ma quanto poi a decidere con chi stare si viaggia ancora in ordine sparso: "Io non cambierei Conte con Brunetta…", la butta lì Giuditta Pini rispondendo a chi ormai prova repulsione al solo sentire nominare i 5 stelle.

In conclusione: ’campo chiaro’ (e non più campo largo appunto) va bene, nomi dei candidati pure, ma prima, osserva Maletti, "definire chi siamo e cosa vogliamo fare", costruire cioè una proposta che "ci permetta di stare dalla parte delle famiglie", sottolinea Maria Costi. Magari intercettare "quella quota di elettorato moderato che ai ballottaggi delle ultime amministrative non ha votato e che non si riconosce nella Meloni", esorta Piero Fassino suggerendo uno sfondamento al centro.