"Siamo contrari all’aumento dell’Imu sui contratti abitativi a canone concordato dal 7,6 all’8 per mille". La presa di posizione sul bilancio presentato dal sindaco Massimo Mezzetti è dell’Asppi, l’associazione dei piccoli proprietari: "Questa scelta politica rischia di penalizzare l’utilizzo dei contratti concordati da parte dei proprietari. Infatti, i due pilastri che rendono competitivi i canoni concordati per le famiglie e gli studenti universitari rispetto ai canoni liberi, nonostante i canoni inferiori, sono la cedolare secca al 10% e l’aliquota Imu inferiore (con la combinazione dell’aliquota comunale e lo sconto statale del 25%)".
Ogni intervento "a ridurre la forbice tra contratti concordati e contratti liberi rischia di produrre uno spostamento verso i contratti liberi e di conseguenza un aumento dei canoni chiesti agli inquilini, come già successo nel corso del biennio 2022-2023, ciò a discapito delle famiglie in affitto". La richiesta a giunta e Consiglio è di rivedere la scelta. "Ricordiamo anche che a seguito dell’entrata in vigore il 1° settembre 2023 dei nuovi accordi territoriali per la locazione abitativa a canone concordato per il comune di Modena, molti proprietari sono tornati ad optare per questa soluzione e ciò è sicuramente un fatto positivo anche per la coesione sociale".
I canoni medi dei contratti abitativi a canone concordato (informazioni sul sito di Asppi Modena), per appartamenti tra i 50 e i 120 metri quadri con dotazioni medie in periferia oscillano tra i 500 e i 610 euro al mese, mentre in centro oscillano tra i 550 e i 660 euro al mese. "Il problema vero a Modena – conclude l’Asppi – resta la carenza di alloggi".
Intanto il bilancio continua a dividere anche la politica. Il capogruppo di Fratelli d’Italia Luca Negrini sottolinea come "il ceto medio sarà quello più colpito, come troppo spesso è accaduto negli anni: un fatto per noi inaccettabile. Prima di aumentare l’addizionale Irpef andava, a nostro avviso, fatta una verifica specifica sulle spese. Nessun cenno, inoltre, alle spese da rivedere o da eliminare per liberare risorse, molte delle quali, è evidente, derivano da indirizzi politici specifici". Basti pensare, ad esempio, "agli investimenti che prevedono un dispendio di 530mila euro per la creazione di due zone 30 rispetto alle quali siamo totalmente contrari".
Di segno contrario il parere di Rifondazione comunista secondo cui "il bilancio di previsione del Comune non rispecchia certamente le scelte che avrebbe assunto Rifondazione, in particolare per quanto riguarda l’abolizione della progressività fiscale che garantiva una Irpef a scaglioni di reddito. Una scelta che farà aumentare significativamente la tassazione locale anche a redditi medio-bassi". Tuttavia, "non si può negare che, in un contesto caratterizzato da significativi tagli reali del governo ai trasferimenti destinate agli enti locali (un totale di 3,5 miliardi di euro di minori trasferimenti sarà distribuito nel quadriennio 2025-2029, con ulteriori cinque miliardi previsti tra il 2030 e il 2037), l’impostazione economica della giunta Mezzetti cerchi di tutelare le fasce sociali più vulnerabili. È ’comunismo reale’ introdurre una soglia di esenzione Irpef per tutti coloro che hanno un imponibile inferiore o pari a 15mila euro? Si tratta di una misura di giustizia sociale".