Scontri a Piacenza, arresti domiciliari per Canti

Il 22enne attivista di Crash a processo: è stato chiesto il giudizio immediato

Il carabiniere picchiato in un fermo immagine

Il carabiniere picchiato in un fermo immagine

Modena, 9 maggio 2018 - E' uscito dal carcere uno dei tre attivisti arrestati per gli scontri di Piacenza del 10 febbraio: il Tribunale del Riesame ha accolto il ricorso presentato dalla difesa di Lorenzo Canti, 22enne modenese dopo che, a marzo, il gip aveva rigettato l’istanza. Per Canti, così come per i due ragazzi accusati del pestaggio ai danni di un carabiniere, inizierà ora il processo. Infatti per i tre giovani è stato chiesto il giudizio immediato, come conferma l’ avvocato del giovane, Marina Prosperi. Canti, 22enne di Bastiglia, domiciliato a Bologna e attivista di Crash è stato arrestato appunto a seguito degli scontri avvenuti a Piacenza e della violenta aggressione ai danni del brigadiere capo dei carabinieri Luca Belvedere, poi operato e dimesso con 60 giorni di prognosi.

«Il mio assistito ha precisato di essersi presentato spontaneamente in questura per chiarire la sua presenza alla manifestazione – aveva spiegato il legale del ragazzo in occasione dell’interrogatorio di garanzia – chiedendo poi le ragioni dell’ordinanza. Non è incolpato delle lesioni al militare ma in merito alla resistenza si è avvalso della facoltà di non rispondere». L’avvocato aveva chiesto sin da subito per Canti la misura alternativa al carcere, non sussistendo secondo la difesa il rischio di inquinamento probatorio o di reiterazione del reato.

Ora il riesame ha disposto per il giovane i domiciliari, in attesa di essere giudicato in tribunale. Il mese scorso erano invece disposti i domiciliari anche per un altro degli arrestati, l’operaio egiziano Moustafa Elshennawi, individuato come l’uomo che aggredì il carabiniere a terra.

«Dentro il carcere siamo come ostaggi nella rappresaglia dello Stato contro i poveri, in una battaglia persa da Minniti, e che ora si serve dei tribunali per reprimere ciò che era giusto e naturale fare: scendere in strada e lottare». Queste erano state poco tempo fa le parole di Lorenzo Canti, che dalla Casa circondariale San Lazzaro, dove era detenuto, aveva scritto una lettera. «Spero di poter tornare presto in libertà - proseguiva - e di non aver perso il posto di lavoro e recuperare un po’ di tempo sottratto agli studi, ma soprattutto per tornare a vedere le piazze sempre più gremite, compatte e determinate ad opporsi contro la situazione politica che si è venuta a creare dopo le elezioni».

A giugno Canti sarà nuovamente in tribunale per l’altro processo che lo vede coinvolto: quello nei confronti di alcuni autonomi del Guernica a seguito degli scontri del 2014, davanti alle palazzine Acer, in cui restò ferito un poliziotto.