Vignola, capriolo incorna e ferisce una coppia

Probabilmente cresciuto in cattività, ha aggredito le due persone nel loro giardino. Dimessi in giornata i coniugi assaliti, l’animale ora è al centro ’Il Pettirosso’

Due volontarie de ‘Il Pettirosso’ immobilizzano e portano l’animale nel centro di via Nonantolana

Due volontarie de ‘Il Pettirosso’ immobilizzano e portano l’animale nel centro di via Nonantolana

Vignola, 11 agosto 2015 -

Un capriolo cresciuto in cattività è entrato nei giorni scorsi nell’area verde di un’abitazione privata di Vignola, aggredendo una coppia di residenti che hanno dovuto ricorrere alle medicazioni del pronto soccorso di Baggiovara a causa di alcune ferite, non gravi, provocate dalle corna dell’animale.

I due sono stati dimessi in giornata. L’animale è stato catturato, dopo diversi tentativi e appostamenti, dai volontari del Centro fauna selvatica ‘Il Pettirosso’, intervenuti sul posto insieme alla polizia municipale di Vignola.

Si trattava sicuramente di capriolo cresciuto in cattività perché, come spiega Piero Milani, responsabile del centro, «il capriolo selvatico non è assolutamente pericoloso per l’uomo, anzi è molto timoroso e tende a scappare, ma quelli allevati in cattività, cioè imprintati, possono diventarlo soprattutto in questo periodo, quando i maschi si fronteggiano per il predominio sulle femmine. Evidentemente il capriolo in questione, che in pratica non sa più di essere un capriolo, ha visto nell’uomo un rivale, cosa che a un capriolo selvatico non potrebbe mai accadere».

Come spiegano i volontari, l’animale molto probabilmente era stato prelevato da piccolo e allevato illegalmente, forse anche in buona fede pensando di fare la cosa giusta. Poi dopo un anno, raggiunta la maturità sessuale, il proprietario si è trovato a dover affrontare un animale aggressivo e impossibile da continuare a gestire in casa; così lo ha liberato creando un pericolo pure per gli altri.

Ora l’animale è ospite de ‘Il Pettirosso’ in via Nonantolana e non potrà più esser liberato anche perché le direttive regionali vietano l’introduzione nell’ambiente di animali fortemente imprintati.