Carbonizzato in auto, mistero in via Caruso

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Le risposte che gli inquirenti dalle tre di ieri mattina vanno cercando, probabilmente non arriveranno dal luogo della tragedia, che potrebbe trasformarsi, non lo si può ancora escludere, in ’luogo del crimine’. Non da via Caruso, insomma, dove, quando era ancora buio fitto, una Fiat Panda in fiamme ha portato alla macabra scoperta di uno scheletro carbonizzato al suo interno, sul sedile del guidatore. Piuttosto, quelle risposte potranno giungere soltanto da un necessario lavoro di laboratorio e magari potrebbero assumere la forma a doppia elica caratteristica del Dna, se altri più ’semplici’ tentativi non dovessero andare a buon fine. Per questa ragione quanto avvenuto a ridosso dell’inceneritore è un mistero, racchiuso fra due estremi di ben diversa natura: un efferato omicidio o un gesto estremo quanto volontario.

Sono stati per primi i vigili del fuoco (avvertiti da dei passanti) ad intervenire sul posto, per spegnere l’incendio di una vettura che, elemento importante questo, pare si sia mossa per alcuni metri, col ’muso’ rivolto in direzione Nonantolana, prima di fermarsi sulla destra, in parte fuori dalla carreggiata. Domate le fiamme, si è scoperto il motivo che da lì a pochi minuti ha portato in via Caruso sia i militari dell’Arma che il pubblico ministero di turno, Monica Bombana, assieme al medico legale: nell’abitacolo giaceva uno scheletro carbonizzato, in buona parte ’divorato’ dalle fiamme e dall’alta temperatura raggiunta. La scientifica ha immediatamente rilevato le diverse tracce che farebbero pensare ad un movimento della vettura già incendiata sull’asfalto (vetri e segni di bruciato). Il moto del veicolo, che aveva la prima marcia inserita, risulterebbe determinante, perché avvalorerebbe la tesi di un gesto volontario. Ma in questa vicenda bisogna andarci piano prima di trarre delle conclusioni, per ora.

Uomo o donna? La domanda si è riproposta per tutta la mattinata, fino a quando, desumendolo dalla proprietà dell’auto, chi indaga ha tracciato un primo possibile identikit della persona deceduta. Potrebbe essere, ma il condizionale è e resta un obbligo, un uomo di 61 anni, italiano, pensionato, residente in un appartamento alle porte del centro storico di Sassuolo. Medardo Fili, il nome. Risulta difatti irreperibile, ma c’è di più, ad infittire il mistero: quando i carabinieri si sono presentati nell’abitazione in questione, al suo interno hanno trovato diverse giovani donne, alcune delle quali, emerge, eserciterebbero quello che viene definito il mestiere più antico del mondo. Un’ombra, l’unica fin qui emersa, nella vita di un soggetto che non risulta avere alla spalle problemi con la legge. L’ ospitalità a prostitute nella propria casa cela possibili collegamenti con la sua tragica fine? Presto per affermarlo, ma anche per escluderlo.

I carabinieri e le tute bianche della scientifica in via Caruso sono rimasti fino alle nove del mattino circa, poi i resti sono stati trasferiti d’urgenza alla medicina legale del Policlinico, coordinata dal professor Enrico Silingardi. Pare che lo stato delle ossa non sia tale da poter fornire elementi determinanti al fine della conferma delle generalità dell’uomo, o di comesia morto. Dunque si procederà con l’esame dell’arcata dentale. Un elemento rilevante dalla medicina legale emerge: sembra che non siano state trovate tracce di liquidi infiammabili, sostanze tali da facilitare la diffusione immediata del fuoco, forse a causa della temperatura troppo elevata raggiunta nell’abitacolo. Il quadro complessivo della situazione non ha portato finora la procura ad aprire un fascicolo indirizzato verso una specifica ipotesi di reato. Il fascicolo (che ovviamente c’è) è solo conoscitivo. Che possa presto aggiungersi l’ipotesi omicidiaria non è da escludere a priori. Saranno le indagini a dircelo.