Carcere Modena, nove morti nella rivolta

Il Sappe: il penitenziario sarà chiuso. La procura ha aperto due inchieste

La rivolta in carcere a Modena

La rivolta in carcere a Modena

Modena, 10 marzo 2020 -  Salgono a nove i morti nella rivolta in carcere a Modena. Il bilancio dei morti si aggrava, quindi. Oltre ai tre cadaveri rinvenuti domenica sera, e altri tre detenuti sono morti durante il trasporto ad altre strutture, a Parma, Alessandria e Verona ci sono ancora nuovi morti. Sarebbero tutti tunisini, tossicodipendenti, che hanno approfittato della rivolta per assaltare l'infermeria e fare razzia di farmaci assumendo dosi letali di metadone. Il settimo decesso è avvenuto nel carcere di Ascoli, dove stati portati nella notte 41 detenuti. Oggi altre due vittime.

Il commento Dentro le celle una polveriera sottovalutata - di B. Boni

Le inchieste

Intanto sono state aperte due inchieste dalla procura di Modena. Una per omicidio colposo che riguarda i primi tre decessi. L'altro fascicolo invece sarà, inizialmente, per resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento, violenza privata e tentata evasione.

Salvini

"Detenuti morti, altri ricoverati: a Modena è successo quello che temevo mesi fa, quando (era il 25 gennaio) avevo sollevato pubblicamente la situazione drammatica di alcune carceri italiane" .Lo dice in una nota il leader della Lega, Matteo Salvini. "In particolare, a Modena denunciavo sovraffollamento e massiccia presenza di reclusi con problemi mentali. Una bomba a orologeria che purtroppo è esplosa con conseguenze drammatiche. Il ministro Bonafede - aggiunge Salvini - non ha mai risposto agli allarmi, e ora si è diffusa la rivolta dei detenuti in tutto il Paese. Solidarietà alla Polizia Penitenziaria e grazie alle donne e agli uomini in divisa: molti di loro sono rientrati in servizio per aiutare i colleghi in un momento drammatico. Nessuno provi a spalancare i cancelli delle galere con la scusa delle rivolte".

La rivolta dell'8 marzo 

Domenica nel carcere di Modena c'è stata una rivolta, violenta e senza precedenti: i detenuti hanno tenuto in ostaggio per ore una città costringendo a convogliare tutte le forze dell’ordine in strada Sant’Anna, oltre a vigili del fuoco e numerose ambulanze: decine di uomini e mezzi arrivati anche da fuori provincia.  Sono le 14 circa quando arrivano richieste di aiuto. "Correte, si sono presi il carcere". La situazione si è rivelata da subito critica. Bastava vedere la colonna di fumo nero che usciva dall’edificio. All’interno, la devastazione. I detenuti hanno dato fuoco a uffici, fascicoli, distrutto il reparto isolamento e assaltato l’infermeria rubando farmaci e metadone; i vigili del fuoco, scortati, sono riusciti a spegnere le fiamme nell’archivio poi la situazione è degenerata. Un medico, qualche sanitario e agenti (una ventina) chiusi in una stanza, tenuti ostaggio, e poi fatti uscire alla spicciolata, feriti per fortuna lievi.

Un carcere distrutto con il pretesto del Coronavirus. Sarebbe stata questa la miccia che ha generato la protesta. Non un caso di positività nel penitenziario (è stato smentito) ma una reazione sconsiderata alle nuove restrizioni del governo che vietano le visite di parenti e amici limitando i colloqui a video e telefonate. Una forma di precauzione anche per i detenuti stessi che ha invece innalzato il livello di tensione dopo che già nei giorni scorsi c’erano stati malumori creando un effetto domino (disordini anche a Napoli e Frosinone).

La situazione, gestita dal neo prefetto Pierluigi Faloni, ha tenuto col fiato sospeso centinaia di famiglie, non solo degli agenti e militari impegnati, ma anche degli stessi detenuti.