"Caro bollette, per noi alberghi è peggio del Covid"

Operatori turistici dell’Appennino preoccupati: "Non possiamo aumentare i prezzi o accendere il riscaldamento solo nel weekend"

Modena, 5 settembre 2022 - La calda estate ha portato tanti turisti e villeggianti sull’Appennino. È stato un successo. Ma l’entusiasmo degli operatori del settore si è smorzato in fretta quando hanno ricevuto le bollette dell’energia elettrica consumata durante il mese di luglio. Una mazzata. Perché la somma da pagare è più che triplicata rispetto a quella dello stesso periodo dell’anno precedente. E a breve arriverà quella di agosto, che non avrà di certo numeri inferiori visto il gran pienone che ha vissuto la nostra montagna in quel periodo.

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Per fortuna che la stagione è andata bene, ma l’utile economico conseguito sarà eroso non poco dalle maxi bollette. E ad accrescere la preoccupazione sui nostri monti c’è la paventata possibilità della non apertura della stazione sciistica del Cimone, con tutte le conseguenze che ne deriverebbero a causa del mancato indotto. Si guarda comunque al futuro quassù, tutt’altro che con serenità perché non sarà roseo se non arriveranno sostanziosi aiuti. Dai gestori degli alberghi si sente ripetere troppo spesso: "Con questi costi dell’energia non si può continuare l’attività". E così anche i baristi. Matteo Baisi, Hotel Firenze, di Fanano, non vede grossi spiragli per mantenere l’albergo aperto durante i prossimi mesi, compresi quelli invernali. "Il costo dell’energia è più che triplicato – dice –. Stacchiamo le utenze e chiudiamo? Così non si può andare avanti. Gli alberghi non possono aumentare i prezzi – sostiene –. I clienti non verrebbero, e aprire la struttura solo nel fine settimana è impensabile, il riscaldamento non si può accendere il venerdì, perché il locale non si scalderebbe. E non è trascurabile il problema del personale che non si troverebbe per i pochi giorni".

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Patrizia Burchi dell’Hotel Tirolo di Sestola, vice presidente degli albergatori: "Chiudiamo? Teniamo aperto? Non lo so – dice –. Attendiamo le decisioni che saranno prese la prossima settimana a livello governativo. Le bollette del mese di luglio del nostro albergo sono aumentate del 280%. Nessuno lo dice, ma da giugno ad oggi le derrate alimentari hanno fatto un balzo del 25%. Non si può pensare di adeguare il listino a questi aumenti, si andrebbe fuori mercato. E non si possono ridurre i servizi perché impoveriremmo l’offerta, e nemmeno abbassare il riscaldamento di qualche grado come prospettato, perché noi siamo in montagna ed è freddo. Il caro bollette è una problematica forse peggiore del Covid che abbiamo imparato a gestire. La prossima settimana avremo una riunione con tutti gli albergatori per pensare cosa poter fare". Altre soluzioni per ridurre i costi energetici? Luca Ricchi di Villa Clorè Hotel e Spa di Lama Mocogno: "Abbiamo pensato di ricorrere a risorse energetiche alternative, ma il costo dell’investimento è molto elevato: 4 mila euro a chilowatt e noi abbiamo 100 chilowatt. Dovremmo sostenere un costo di 400 mila euro. E non si può nemmeno ipotizzare turnazioni delle aperture fra albergatori, i costi fissi restano".