"Ramella chiese soldi agli ambulanti per il ‘disturbo’"

Notte bianca, l'organizzatore di eventi è sospettato di compravendita di spazi pubblici: "Spiegherò tutto"

Simone Ramella

Simone Ramella

Carpi (Modena), 25 marzo 2019 - Simone Ramella, titolare della società di organizzazione eventi PartLab, carpigiano da sempre impegnato come volontario nelle attività della Diocesi guidata dal vescovo Francesco Cavina, è indagato dalla Procura di Modena nell’inchiesta sugli appalti gestiti dal settore cultura e commercio: è accusato in concorso di frode nelle pubbliche forniture perchè, secondo gli inquirenti, avrebbe chiesto denaro agli ambulanti della Notte Bianca garantendo spazi migliori a chi pagava. Una presunta richiesta illecita, in quanto gli spazi per quel tipo di eventi sono gratuiti. Questa la novità dell’inchiesta appena conclusa che ha rivelato il presunto coinvolgimento di quattro persone. «Acquisiremo le carte assieme ai miei avvocati e spiegheremo il nostro buon operato – dice Ramella – sono tranquillo».

Di lui il pm dice che avrebbe chiesto «a coloro che si accingevano a collocare bancarelle e stand per la Notte bianca un contributo in denaro per il ‘disturbo’ attuando una vera e propria compravendita di spazi pubblici». Un comportamento lesivo per l’immagine del Comune visto che – proprio per rivitalizzare il centro – il Comune di Carpi aveva esentato gli abulanti dalla Tosap e garantito la fornitura gratuita di energia elettrica. In pratica Ramella avrebbe chiesto un contributo non dovuto agli ambulanti: ecco in cosa consiste «la frode nell’adempimento di obblighi contrattuali conseguenti alla aggiudicazione dei contratti di fornitura di servizi relativi alla gestione della Notte di fine estate, organizzata dal Comune di Carpi», si legge negli atti.

Nelle scorse settimane i carabinieri hanno sentito in caserma diversi commercianti ambulanti, proprio per raccogliere elementi in merito a questa accusa. Oltre all’ex assessore Simone Morelli, coinvolgimento già noto, e Simone Ramella, sono indagati uno dei titolari della società Arpalice Davide Langianni (con una accusa marginale) e il leghista Stefano Soranna, del consiglio provinciale della Lega Nord, per aver diffuso ai giornalisti locali il dossier con false accuse contro il sindaco Alberto Bellelli. A loro sono arrivati gli avvisi di chiusura indagine che normalmente precedono la richiesta di rinvio a giudizio.

Al termine dei sette mesi di indagine condotti dai carabinieri, le accuse per cui si procede a carico dell’ex vice sindaco sono tentata diffamazione e tentata concussione. Il primo reato è legato al famoso dossier che è stato diffuso ad alcuni giornalisti locali: secondo le indagini condotte anche attraverso intercettazioni telefoniche, Morelli avrebbe preparato il dossier contro Bellelli nell’autunno scorso con l’intenzione di screditarne la reputazione in vista di una sua candidatura a sindaco alla guida di una lista civica, dopo l’uscita dal Pd. Morelli si sarebbe avvalso della collaborazione di Stefano Soranna, membro del consiglio provinciale della Lega Nord, per diffondere il documento ad alcuni giornalisti locali.

Oltre alla tentata diffamazione, Morelli è accusato anche di tentata concussione e questo reato si riferirebbe al regolamento sui dehor, approvato l’estate scorsa: nelle regole su tavolini e sedie all’aperto, l’ex assessore potrebbe aver cercato di favorire un commerciante a discapito di altri. Alcuni negozianti si sono rivolti ai carabinieri ed è da qui che è partita l’indagine degli inquirenti.