Caso pedofili, Scotta cerca il riscatto «Solidarietà da tanti sconosciuti»

RINVIATA al 10 ottobre prossimo. La prima udienza del processo di revisione del caso pedofili della Bassa modenese, relativa al caso di Federico Scotta, fissata ieri mattina presso la Corte d’Appello di Ancona, slitta all’autunno. «E’ stata rinviata per l’acquisizione di documenti, in particolare del fascicolo del Tribunale di Modena, della Corte d’Appello e della Cassazione relativi alla sentenza da revisionare», dichiara l’avvocato Patrizia Micai, che parla di «passaggio propedeutico naturale nel caso di prime udienze». L’avvocato, da vent’anni in prima linea a difesa delle famiglie coinvolte nella vicenda, ieri mattina era al fianco di Federico Scotta, «undici anni di carcere da innocente» che, inaspettatamente, dalla città di Ancona ha avuto tanta solidarietà. «Sono rimasto davvero commosso e al contempo stupito da tanta vicinanza. Sono entrato in un bar e qualche cliente mi ha incoraggiato, un altro ha applaudito. Davanti al Tribunale, poi, è arrivato un gruppo di persone, poco meno di una cinquantina, con un adesivo sul davanti con la scritta ‘Io sto con Federico’. ‘Ancona’ non mi conosce, ma evidentemente – commenta ancora Scotta – le puntate in onda la domenica sera su La 7, condotte da Massimo Giletti, sui risvolti della vicenda pedofili della Bassa modenese sono seguitissime, oltre al libro Veleno e al podcast sui Diavoli della Bassa, che stanno restituendo a tante famiglie, distrutte e massacrate vent’anni fa, giustizia e verità». Dei sedici bambini di allora, oggi maggiorenni, allontananti dalle famiglie tra Mirandola e Massa Finalese, nell’arco temporale che va dall’estate ’97 e novembre ’98, alcuni di loro hanno dichiarato, tra cui anche Selena (nome vero) e Marta (nome di fantasia) di essere stati manipolati dalle psicologhe, in particolare da Valeria Donati, e dalle assistenti sociali dell’Ausl di Mirandola. «Volevano che raccontassimo di essere stati abusati dai nostri genitori e che don Giorgio Govoni (il parroco indicato come capo pedofilo e assolto post mortem, ndr) ci portava al cimitero di Massa per fare i riti pedopornografici». Anche il ‘Bimbo 0’, da cui partì l’indagine, raccontò di essersi inventato tante cose. Tuttavia, rispetto ai tanti bambini di allora, tre quattro di loro continuano a pensare, «forse perché ancora soggiogati dai falsi ricordi – commenta l’avvocato Micai – di aver partecipato ai riti al cimitero, esclusi dalle sentenze». Nel corso della puntata di domenica 19 maggio, Giletti ha letto una lettera inviata da un avvocato che tutela tre dei ragazzi della vicenda, annunciando la costituzione di una Fondazione per le vittime degli abusi.

v. bru.