Modena, inumana detenzione al Sant’Anna. 5 mesi di sconto al carcerato

L’uomo aveva presentato ricorso lamentando celle troppo piccole

Carcere (foto di repertorio)

Carcere (foto di repertorio)

Modena, 13 settembre 2018 - Tempo a disposizione ne ha avuto e ne avrà ancora e parecchio. E fino ad ora, a quanto pare, lo ha sfruttato nel migliore dei modi: studiando la sua condizione e, soprattutto, i suoi diritti e il modo per farli valere. E così è riuscito, presentando reclamo contro il carcere Sant’Anna per inumana detenzione, ad ottenere uno sconto di pena pari a 154 giorni. A disporre la riduzione dei giorni di detenzione nei confronti di un siciliano di 56 anni, oggi in carcere a Pavia, è stato il magistrato di sorveglianza che, attraverso un’ordinanza, ha emesso il provvedimento a titolo del risarcimento del danno.

L’uomo, con fine pena nel 2022 per reati contro il patrimonio, spaccio e rapine, come si legge nell’ordinanza, lamentava infatti di essere stato sottoposto ad un trattamento inumano durante la detenzione modenese, nel periodo compreso dal 2004 al 2009.

Parliamo di oltre mille giorni vissuti in una cella troppo piccola rispetto al numero di detenuti – ha conteggiato e messo nero su bianco il carcerato –, senza nè doccia nè bidet e con aria e luce scarse.

Infatti, secondo quanto emerge dal provvedimento, su un periodo di 1786 giorni, 1736 l’uomo li ha scontati nelle celle del reparto di alta sicurezza insieme ad un altro carcerato, in uno spazio di 10,6 metri. Oltre un metro e mezzo, però, risultava occupato dai servizi igienici. Contando il mobilio, lo spazio calpestabile era complessivamente di 7,56 metri. Quindi appena sufficienti rispetto ai parametri indicati dalla normativa.

Il comitato europeo per la prevenzione della tortura stabilisce infatti come il detenuto debba poter usufruire di uno spazio calpestabile di almeno quattro metri. E nell’ordinanza con cui si dispone il risarcimento si precisa che si può parlare di violazione dell’articolo tre della convenzione europea dei diritti dell’uomo quando, alla permanenza in una cella che si attesta tra i tre e i quattro metri, si combinano ulteriori aspetti di inadeguatezza della detenzione. Tra questi l’impossibilità di svolgere attività all’aria fresca o presenza di luce o aria nella cella.

Infatti, oltre ai fattori legati alla cella vera e propria, il 56enne ha lamentato di aver subito la convivenza forzata con i fumatori «ai quali viene lasciata la libertà di fumare all’interno della cella creando grave pregiudizio, anche sul piano della salute, agli altri detenuti».

«Posso dire che siamo soddisfatti del risultato ottenuto – spiega il legale del detenuto, l’avvocato Pierluigi Vittadini – peraltro su dati forniti dallo stesso carcere di Modena. E’ una causa pilota che aprirà la strada per analizzare posizioni di altri detenuti in tutte le carceri italiane. Ci si augura che nel frattempo a Modena il penitenziario sia stato adeguato alla normativa europea. Il mio assistito – spiega – per la prima parte del periodo detentivo trascorreva infatti anche venti ore al giorno in cella, non potendo usufruire del regime celle aperte e quel poco spazio a disposizione era occupato dal mobilio».

Ma il carcerato ‘ribelle’ non solo ha ottenuto lo sconto sulla pena modenese, perchè lo stesso 56enne è riuscito a farsi ‘abbonare’ altri cinquantacinque giorni anche dopo aver presentato reclamo contro il tribunale di Pavia per inumana detenzione. E’ dopo quell’episodio, infatti, che il detenuto ha deciso di portare davanti al giudice anche l’amministrazione penitenziaria di Modena.

Ed ora, mentre ‘esulta’ per il suoi sei mesi di sconto, si prepara nella sua cella - sicuramente più spaziosa - per diventare geometra.