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– FIORANO –

IN ITALIA nello sterminare i nemici, per fortuna solo virtualmente, non ha rivali. Fabio Micheli (nella foto di Giacomo Scorza)- il 25enne fioranese pluricampione di e-sport a livello nazionale e internazionale (è arrivato a gareggiare per il titolo mondiale) – nei giorni scorsi scorsi alla Milan Games Week ha conquistato con la sua nuova squadra, l’HSL, il titolo nazionale vincendo le finali nazionali dell’ESL Vodafone Championship 2019, il più grande torneo di e-sport in Italia. All’interno della Esl Vodafone Arena, alla presenza di migliaia di fan ed appassionati, i giocatori professionisti si sono contesi il titolo di campioni nazionali di Fps, ‘sparatutto in prima persona’, scenari di guerriglia urbana in cui due squadre si sono affrontate a colpi di mitragliatrici e kalashnikov. Fabio ‘Epic’ Micheli (nome d’arte), con la sua squadra composta in tutto da sei persone si è imposto nel ‘Counter-Strike: Global Offensive’, aggiudicandosi così l’accesso a due tornei di livello europeo. «La Fps e le altre discipline dell’e-sport sono state approvata dal Coni: nei prossimi anni è possibile che vengano riconosciute come discipline olimpiche», spiega pregustando l’evento.

NELLA vita reale, Fabio lavora a Salvaterra alla General com, azienda rivenditrice di materiale elettrico industriale. «Fino a gennaio scorso – racconta – venivo anche pagato per questo hobby, niente di che, una cifra discreta, ma nel mondo c’è chi riesce ad arrivare anche a 20mila euro al mese, c’è un giro d’affari incredibile. Ci vedevamo per gli allenamenti e sono stato anche in Sardegna negli uffici dell’organizzazione Team Forge. In quel periodo mi allenavo anche quattro ore al giorno per cinque giorni». Una passione che va avanti da una decina d’anni, quando ancora Micheli aveva 15 anni e si esercitava su una versione precedente all’attuale del gioco. «Le attrezzature sono costose, a casa ho tutta la tecnologia top, tra video e periferiche ho speso 3mila euro». Eppure Fabio non si sente un nerd, uno smanettone da computer per intenderci: «Prima praticavo il tennis, poi ho smesso per allenarmi al videogioco perché il tempo era davvero poco. Da gennaio in poi, da quando cioè non mi pagano più, decido invece io quando allenarmi. Il rischio di dipendenza e di eccessiva sedentarietà può esserci in questa disciplina, ma nel mio caso il lavoro mi distrae abbastanza e mi permette di muovermi molto. Le grandi organizzazione effettivamente raccomandano ai loro soci di fare palestra».

Gianpaolo Annese