"Ceramica, cassa integrazione in arrivo"

L’allarme del sindacato Fesica Confsal: "Molte aziende stanno producendo in perdita, gli ordini ci sono ma i costi sono troppo alti"

Migration

"Il ritorno agli ammortizzatori sociali diventa quasi inevitabile dovendo ridurre la produzione, in vista anche di ulteriori fermate imposte da eventuali accordi europei sull’uso del gas". A evocare uno scenario complicato dal punto di vista occupazionale è Letizia Giello, segretaria nazionale di Fesica Confsal, che ha letto l’intervista al presidente di Confindustria ceramica Giovanni Savorani condividendone le preoccupazioni per i prossimi mesi. "Effettivamente i costi per le aziende sono alle stelle". Feldspati, sabbie silicee e argille, i cui prezzi sono cresciuti vertiginosamente (oltre il 30%), soprattutto dopo il 24 febbraio, "sono difficili da reperire in quantità soddisfacenti e in tempi brevi. Arrivano nel distretto attraverso le ferrovie (da Francia e Germania), su navi approdando nei porti di Livorno e Ravenna (da Turchia e Sardegna) e su gomma (provenienti da altre zone d’Italia: Sardegna, Piemonte, Calabria e Toscana)". La produzione delle piastrelle in Italia per il 90% riguarda Sassuolo, il restante 10 per cento è diviso tra la provincia di Frosinone (Anagni e Roccasecca) e Perugia (Gualdo Tadino) dove è in corso una sperimentazione di economia cicolare per recuperare materie prime ed energia.

A contribuire a un aggravio potrebbe essere la circostanza che le vie ferroviarie della Francia, su cui viaggiano alcune materie prime, sono sempre intasate se non bloccate, per cui si potrebbe dover ricorrere al trasporto via mare".

Per non parlare del prezzo del gas "aumentato del 540% e a quello dell’energia elettrica del 510%". Oltre a ciò "all’orizzonte si profila l’altra spada di Damocle: la riduzione di emissione di gas concordata a livello europeo come conseguenza delle sanzioni economiche imposte alla Russia che sta rispondendo chiudendo i rubinetti destinati all’Europa".

Le imprese di conseguenza stanno studiando le misure da prendere per prevenire arginare i danni: "Il provvedimento, già messo in atto da qualche azienda, è stato quello di ridurre la produzione sospendendo quella conto terzi per dare continuità a quella che valorizza i propri brand, anche nella grande distribuzione. Neanche gli ordini – che sebbene abbiano subito una lieve flessione ancora continuano a tenere – danno fiducia. Si rischia ogni giorno di produrre in perdita". Anche ritoccare i listini può diventare un’arma a doppio taglio: "Riduci gli ordini e presti il fianco all’inflazione dietro cui potrebbe annidarsi il pericolo di una stagflazione".

Gianpaolo Annese