"Chernobyl, aiuti a 338 bambini"

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Sostegno delle famiglie a rischio, supporto scolastico dei ragazzi in difficoltà sociale ed economica, aumento delle famiglie affidatarie e riduzione degli ingressi dei minori nell’orfanotrofio sociale (il Priut) ristrutturato e arredato. Soprattutto, la maggioranza dei bambini coinvolti (293 su 338) sono tornati nelle rispettive famiglie mentre gli altri sono stati affidati: per nessuno è stato necessario il trasferimento negli orfanotrofi. Ha messo a segno diversi obiettivi il progetto di cooperazione internazionale denominato ‘Eugheny’ (dal nome di uno dei bambini) contro il disagio minorile per assicurare una famiglia ai bimbi delle zone contaminate dell’area di Braghin, in Bielorussia, vicino a dove nel 1986 esplose la centrale nucleare di Chernobyl. L’iniziativa è stata promossa dall’associazione Chernobyl di Maranello, Fiorano, Formigine Odv in collaborazione con l’associazione san Matteo di Nichelino (Torino) impegnate in un percorso durato 4 anni e raccontato in una pubblicazione. "Questo progetto – spiega il sindaco Maria Costi – è un esempio di buone prassi. I bimbi ci possono indicare la strada in questi momenti difficili, la pace e la democrazia come valori fondanti delle nostre comunità". Pur con tutte le difficoltà dovute alla pandemia e alle sanzioni dell’Unione europea verso la Bielorussia dal 2020, ha sottolineato il presidente dell’associazione Chernobyl Paolo Fontana, "gran parte degli obiettivi sono stati raggiunti, avremmo voluto estendere l’azione anche ad altre aree, ma ora non è possibile". ‘Eugheny’ ha impiegato 45mila euro, risorse finanziate per 15mila euro dalla Regione e per la restante parte dall’autofinanziamento delle associazioni.

Gianpaolo Annese