"Cimone, se non riapriamo gli impianti sciistici sarà un tracollo"

Lo sfogo del presidente del Consorzio, Luciano Magnani: "Impianti chiusi da marzo 2020, mancano quasi 5 milioni di incassi"

Cimone, sulle piste vuote c’è tantissima neve

Cimone, sulle piste vuote c’è tantissima neve

Modena, 31 gennaio 2021 - "Dobbiamo aprire assolutamente gli impianti, ne va della vita del Cimone". Appello questo di Luciano Magnani, presidente del Consorzio Cimone, rivolto alle istituzioni pubbliche e agli istituti di credito, all’indomani della notizia che da domani l’Emilia Romagna sarà ‘zona gialla’.

"Sono contento per tutte quelle attività che possono riaprire e vedere uno spiraglio – precisa – invece, purtroppo, la decisione per l’apertura degli impianti di risalita è stata rimandata ancora di una settimana. Questo ennesimo rinvio sta mettendo a dura prova tutti noi operatori del settore, che finora abbiamo accettato tutte queste decisioni, ma se il Governo e il Comitato tecnico scientifico non ci permetteranno di aprire il 15 febbraio, vedo il tracollo economico di tante stazioni sciistiche, compresa la nostra". false

Magnani ricorda che gli impianti di risalita del Cimone sono chiusi dal 9 marzo 2020 a causa del Coronavirus e, rispetto alla media delle stagioni precedenti, fino a oggi nelle casse del Consorzio mancano 4.800.000 euro di guadagni.

"Senza questa somma – commenta Magnani - qualsiasi azienda si troverebbe in grande difficoltà. Inoltre, durante la corrente stagione, cosa mai accaduta prima, stiamo sostenendo costi per mantenere le piste battute, per la sicurezza, per il distaccamento valanghe e per mantenere viva una stazione con 50 chilometri di piste, senza incassare un euro e non avere uno sciatore in pista. É una situazione difficile che potrebbe rilevarsi disastrosa per l’intera economia della montagna".  

Il presidente Magnani fa riferimento anche ai dipendenti stagionali delle stazioni sciistiche che non percepiscono lo stipendio, ai 130 maestri di sci, ai noleggiatori, gestori di bar, rifugi e ristoranti, alle famiglie che affittano appartamenti, agli albergatori che con le strutture aperte non hanno clienti, e alle altre attività che vivono grazie alla filiera della neve, nella quale, attorno al Cimone, lavorano 1800 persone.

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Magnani si dice certo che la Giunta regionale, e in particolare il presidente Bonaccini, anche come presidente Conferenza delle regioni, e l’assessore al Turismo Corsini "sono vicini ai nostri problemi – dice – e stanno lavorando anche per farci avere contributi. "L apertura del 15 febbraio – chiosa – sicuramente non risolve il problema, ma dà fiducia e permette di poter incassare dal 20 al 30 per cento della stagione e darebbe quella liquidità indispensabile per programmare il futuro. w. b.