«Cnh, necessario garantire l’occupazione»

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Bandiere, striscioni e megafoni per dire ‘no’ a un piano industriale che penalizzerà tutto il Gruppo e taglierà centinaia di lavoratori in tutta Italia. Sono stati oltre 250 i dipendenti dello stabilimento modenese di Cnh Industrial, che ieri hanno aderito al corteo e allo sciopero di due ore voluto dalla FiomCgil. La sede sotto la Ghirlandina non rischia licenziamenti, ma ugualmente gli operai dell’azienda hanno voluto esprimere la loro solidarietà ai colleghi. L’adesione è stata alta, col risultato che il 50% degli addetti del primo turno ha deciso di astenersi con alcune linee produttive completamente bloccate. Presenti alla manifestazione il presidente della Fiom Cesare Pizzolla, il segretario regionale Samuele Lodi e la segretaria Manuela Gozzi. «Il nuovo piano industriale-finanziario – spiegano i rappresentanti del sindacato – da un lato è stato accolto con grande soddisfazione dagli azionisti e dalle borse con l’annuncio nei prossimi mesi dell’aumento di tutti gli indicatori finanziari, dall’altro però creerà nei prossimi due anni oltre 400 licenziamenti negli stabilimenti Cnh in tutta Italia attraverso chiusure di stabilimenti – come quello di Pregnana Milanese – o riduzioni della capacità produttiva».

«Al gruppo - compresi i siti che nell’immediato non sono toccati dal piano come quelli modenesi – chiediamo che investa sul territorio nazionale per rilanciare l’occupazione invece che ridurre. Il piano – aggiunge la Fiom - comincia ad avere ricadute anche sull’indotto, compreso quello modenese, dove alcune aziende hanno già preannunciato l’utilizzo di ammortizzatori sociali». Per Pizzolla la priorità è «cambiare il prima possibile questo piano industriale, definendo un’operazione che non chiuda stabilimenti e salvi i posti di lavoro. Un percorso di questa natura andrebbe a indebolire anche la Cnh di Modena perché ci ritroveremmo all’interno di un Gruppo che andrebbe a ridurre il suo business». Durante i comizi finali davanti allo stabilimento, è stata poi unanime la condanna verso le altre sigle che non hanno aderito alla mobilitazione. «Non comprendiamo questa unità sindacale a geometrie variabili di Cisl e Uil». FimCisl, Uim-Uil, Fismic-Confsal, Ugl e Aqcf - gettano acqua sul fuoco: «Il Gruppo confida di avere dinanzi a sé un periodo di crescita, grazie alla forza dei marchi e alla presenza in tutti i mercati mondiali con una solida rete di distribuzione. In Europa ciò si traduce nell’obiettivo di diventare il primo player, benché la situazione sia molto complessa a causa degli scontri commerciali, della riduzione dei sussidi all’agricoltura e delle tensioni geopolitiche, tra cui l’incognita Brexit.Siamo soddisfatti – aggiungono le sigle - che quello presentato sia un piano espansivo con ricadute potenzialmente positive anche per l’Italia».

Vincenzo Malara