Era il Modena di Bianco, forte di una partenza lampo, capace di illudere i tifosi che l’obiettivo playoff fosse pienamente alla portata. Del resto erano i risultati a parlare: vittoria all’esordio con l’Ascoli con gol di Strizzolo, bis a Cosenza in rimonta, sempre con Strizzolo e Abiuso che insieme risposero a Tutino. Poi la terza vittoria consecutiva in casa con il Pisa, con a segno Tremolada e ancora Strizzolo, che purtroppo per molto tempo smise poi di segnare. Tre partite e tre successi, entusiasmo alle stelle. E non era finita, perché con il Feralpi segnò Falcinelli e il Modena per sei minuti guidò la classifica di serie B. Arrivò però il pari degli ospiti, ma le sensazioni erano ancora positive. Poi qualche problemino in attacco: reti inviolate con il Lecco e in casa del Sudtirol nonostante l’assedio.
Finalmente, a fine settembre, i due match ad alta quota contro due squadre costruite per la serie A: il Modena si apprestava ad affrontare in casa prima il Venezia e poi il Palermo. Come dire: confrontiamoci con i più forti e vediamo di che pasta siamo fatti. E qui squillarono i primi campanelli d’allarme. La squadra aveva qualche limite, che proprio in quelle partite iniziò ad emergere. E al di là delle difficoltà che potevano esserci con il tecnico Bianco (che comunque resistette sulla panchina ancora diversi mesi) si capì un concetto semplicissimo: contro le squadre alla portata arrivavano i punti, con le corazzate si perdeva. Ergo, la squadra gialloblù non era matura per i playoff, anche se qualche sussulto, prima della fine dell’anno solare, lo ebbe ancora.
Con il Venezia tutto era cominciato bene, con Bonfanti a rete con tocco da bomber d’area di rigore. Poi però emerse la maggior verve offensiva dei lagunari, che segnarono tre gol in mezz’ora con Altare, Gytkajer e Bjarkason. Può succdere, disse qualcuno. Ma la conferma che la differenza rispetto alle big c’era, arrivò proprio con il Palermo sette giorni dopo, esattamente il 7 ottobre. Partita subito in salita, con l’espulsione di Oukhadda al 23’. Il Modena reagì, spinse, ma nel suo momento migliore subì gol da Henderson. I gialloblù non persero coraggio, continuarono a insistere alla ricerca del pari, ma nel finale Mancuso approfittò degli spazi lasciati aperti dalla squadra di Bianco per chiudere definitivamente la partita. Certo, il campionato non finì lì. Ci furono altri momenti favorevoli, come il trittico di vittorie con Brescia, Ternana e Catanzaro. Ma la sensazione, poi confermata, fu che per arrivare nelle prime otto mancasse qualcosa. Situazione diversa oggi: quello che manca, al momento, sono i potenziali titolari. Il giudizio non può che restare sospeso. Almeno per ora.
Roberto Grimaldi