Coronavirus Modena, Enrico Vento: "Così ho sconfitto il 'mostro'"

L'ad di Bompani: "Febbre e grande stanchezza, e mi sono ritrovato all'ospedale"

Enrico Vento

Enrico Vento

Modena, 29 marzo 2020 - E’ l’amministratore delegato di Bompani Elettrodomestici, una delle più note aziende modenesi che esporta i propri elettrodomestici in tutto il mondo. Enrico Vento è tra coloro che può dire di aver contratto il coronavirus e di averlo superato, con l’aiuto fondamentale dello staff del policlinico. Giusto ieri ha fatto ritorno a casa.

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Cominciamo dall’inizio: quando crede di essere stato contagiato? "Non lo so con certezza. Ma il 22 febbraio si è celebrato il funerale di mia madre e in quell’occasione avrò abbracciato 300 persone. Credo che l’infezione sia avvenuto allora".

I primi sintomi? "Dopo circa due settimane. Prima un po’ di tosse, poi una febbre leggera per un paio di giorni, che si è alzata parecchio nei giorni successivi, fino a 39,5".

A cosa ha pensato? "La tosse è stata leggera ed è passata in poche ore, in un primo momento il medico ha pensato a un’infezione di natura diversa. Ma gli antibiotici non sortivano alcun effetto, dopo dieci giorni non ero ancora guarito. Il 20 marzo ho deciso di farmi fare un’ecografia ai reni. Ma tutto risultava nella norma".

Chi l’ha messa sulla strada giusta? "Lo specialista che mi ha fatto l’ecografia: mi ha visto molto affannato e mi ha consigliato di andare al pronto soccorso. E in effetti mi sentivo provato. La tosse mi veniva solamente sotto sforzo, anche solo facendo le scale o camminando. Al policlinico mi è stato misurato il livello di ossigeno del sangue e mi hanno fatto una radiografia ai polmoni. Ed è scattato il ricovero. Dopo un paio di giorni il verdetto di positività al coronavirus".

Ha avuto paura? "No, grazie alla grande professionalità di medici ed infermieri. Nel reparto dedicato ai malati di Covid 19 al policlinico ho trovato grandi professionisti, che mi hanno seguito con attenzione e soprattutto mi hanno informato su tutto quello che stava succedendo. Li vedevo tranquilli e di conseguenza anch’io sono sempre stato abbastanza sereno".

Com’è stata la degenza? "Per i primi quattro giorni sono stato costantemente con la mascherina d’ossigeno, giorno e notte. Ne avevo bisogno anche per alzarmi dal letto, senza mi mancavano le forze. E avevo la flebo di antibiotico sempre collegata al braccio. Poi pian piano mi sono ripreso".

Come erano le condizioni di sicurezza? "Perfette. Lo staff che entrava in stanza per le visite era completamente coperto con cuffia, tuta, guanti, calzari, maschera e occhiali. E quando uscivano si svestivano seguendo una procedura precisa e buttavano via tutto".

Ora cosa la aspetta? "Quindici giorni in isolamento e in casa. Poi mi faranno due tamponi per accertare la scomparsa del virus. Solo allora potrò scrivere la parola fine".