Coronavirus e isolamento "Giochi in casa e movimento riducono l’ansia"

Chiarolanza, pediatra modenese e madre di tre figli: "Stiamo vicino ai bambini e freniamo lo stress"

Jennifer Chiarolanza, 44 anni, pediatra e madre di tre figli

Jennifer Chiarolanza, 44 anni, pediatra e madre di tre figli

Modena, 5 aprile 2020 - Jennifer Chiarolanza, pediatra modenese e madre di 3 figli, ha accettato di fare questa intervista dopo una lunga ‘trattativa’. I temi che affronta sono infatti tra i più discussi nell’ambiente sanitario. "Ci tengo a precisare – spiega – che anche tra noi colleghi non c’è una linea comune, quindi esprimo il mio pensiero e faccio una premessa fondamentale: a me gli slogan non piacciono, non hanno nulla di scientifico e spesso non tengono conto delle fragilità delle persone".

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Dottoressa Chiarolanza, abbiamo appena completato la sesta settimana dopo la chiusura delle scuole e ci apprestiamo a iniziare la settima. I ragazzi più grandi ’se la cavano’ tra lezioni online e videogiochi, ma com’è la situazione tra i bambini più piccoli? "Ha fatto molto discutere l’ok alla passeggiata adulto-bambino, ma io sono d’accordo. Dire a una famiglia ‘puoi fare un giretto’ non significa aprire i bar o farli andare sullo scivolo e sull’altalena: significa fate una passeggiata sotto casa e prendete una boccata d’aria". Quali sono le criticità che, da pediatra, si trova a dover affrontare? "Inizia ad emergere il disagio dello stare in casa, i bambini hanno disturbi del sonno, irrequietezza, disturbi alimentari e in quelli di 4-5 anni si nota anche una regressione allo stadio di incontinenza. In alcuni casi poi, si rifiutano di uscire anche in giardino, sono svogliati, irascibili...". E cosa si può fare per arginare questo disagio? "Non c’è una soluzione che vada bene per tutti, ma sicuramente sta anche a noi adulti recuperare un po’ di fantasia e inventiva per cercare di coinvolgerli. A volte basta prendere due sedie e un lenzuolo, ricreare una capanna o una grotta, un luogo speciale che per loro possa diventare ‘speciale’ e in cui riaccendere il loro interesse".

I bambini affetti da Coronavirus per fortuna sono pochi. "Sotto i 19 anni sono meno del 2% e hanno in genere una sintomatologia lieve e la mortalità è quasi nulla. Con questo non siamo autorizzati a sottovalutare la situazione, ma spesso quello che siamo chiamati a fare noi pediatri è una funzione più di rassicurazione che ‘clinica’ vera e propria e i contatti vanno ridotti al minimo. A tal proposito, se l’emergenza dovesse durare ancora, ci stiamo attrezzando per poter fare le visite attraverso il video. È una modalità sperimentale e non ha la raffinatezza di una visita classica, ma ci può dare indicazioni significative". Come si potrebbe impostare? "Parliamo innanzitutto di quei bambini che hanno superato l’anno di vita...Sentiamo prima la famiglia, gli facciamo predisporre una zona, con un tappeto o una coperta, in cui il bambino possa muoversi, afferrare degli oggetti e sedersi...Così potremo capire, per esempio attraverso le immagini di un tablet, se le funzioni motorie si stanno sviluppando nella maniera corretta e soprattutto avremo un confronto con i genitori. Non dimentichiamo che noi pediatri non siamo medici dell’emergenza, ma possiamo comunque fare il nostro dovere cercando di arginare ansie e paure". Qualcuno sostiene che nei bambini vi sia una sorta di ‘protezione’ dal Coronavirus ancora tutta da decifrare: lei cosa ne pensa? "Che il vaccino trivalente che si fa attorno al 13esimo mese per rosolia, parotite e morbillo è molto consigliato e sembra poter giocare, insieme ad altri meccanismi, un ruolo protettivo anche per quel che riguarda il Coronavirus. A tal proposito stanno uscendo anche alcuni approfondimenti...quindi il messaggio è: ‘vaccinate i vostri figli’".