Coronavirus movida, il prefetto. "Sarò inflessibile, il distanziamento ci salva la vita"

Pierluigi Faloni: "I ragazzi capiscano che ci si deve comportare bene perché è giusto"

Nuovo Prefetto di Modena Pierluigi Faloni in visita al comando dei Carabinieri di Modena

Nuovo Prefetto di Modena Pierluigi Faloni in visita al comando dei Carabinieri di Modena

Modena, 23 maggio 2020 - «I controlli partono con la volontà di far si che le cose funzionino. Il principio deve essere quello che il comportamento corretto lo si adotta perché si è consapevoli di tutelare se stessi e gli altri e non perché lo dicono le istituzioni o le forze dell’ordine". Così il prefetto Pierluigi Faloni, a fronte della circolare del 19 maggio che il Ministero ha diramato ai prefetti fornendo le indicazioni sulle misure anti covid. Fondamentale sarà ora vigilare, viste le riaperture, sul rispetto del distanziamento sociale, evitando quindi assembramenti soprattutto durante la movida notturna.

I controlli contro gli assembramenti sono iniziati? "Sì, da mercoledì. Le forze del’ordine sono schierate in città e anche in provincia per valutare come stanno andando le cose".

E come vanno? "La gente esce e ci sono in giro tanti giovani. Questo è un momento che tutti aspettavano da novanta giorni e anche a me ha fatto piacere bere un caffè al bar. Ma ora occorre evitare gli assembramenti e lavorare per questo sul comportamento delle persone e non sulle sanzioni. Far capire, insomma, che è giusto stare attenti".

Controlli incentrati sul confronto con il cittadino? "Non saremo morbidi se, ad esempio, ci saranno recidivi e i sopralluoghi avverranno per strada e all’interno dei locali. Ma non deve essere una questione di aver paura della sanzione ma di rendersi conto che sì salva la propria vita e quella degli altri adottando comportamenti corretti. Un po’ quello che avviene sulla strada, come spiego sempre ai ragazzi: passare col rosso vuol dire essere consapevoli che dalla parte opposta c’è il verde. Se entrambe le vetture si immettono sulla strada si rischia l’incidente e magari un decesso. Il comportamento corretto allora diventa una regola che si inserisce in un libro chiamato codice. Occorre riflettere sull’etica dei comportamenti sociali: o viviamo la distanza e ce lo imponiamo come regola o diventa un problema. Il principio non deve essere quello che si fanno le cose perché è giusto, non perché lo dice la polizia.

Sono stati numerosi i controlli in questi mesi? E le sanzioni elevate? "Ho aperto il centro coordinamento soccorsi il 23 febbraio e non è più stato chiuso: questo ha consentito un coordinamento eccezionale. I decreti legge arrivavano la sera: il tempo di studiarli e applicarli il giorno successivo con il giusto confronto con le parti coinvolte quando determinati aspetti andavano interpretati. Non è l’uomo in un contesto di emergenza che fa la differenza ma le istituzioni e a Modena le cose hanno funzionato. I controlli sono stati 120mila; 82509 hanno riguardato persone, 38864 aziende. Da 400 agenti che prima erano operativi sul territorio in questo periodo sono arrivati a 650 con tantissime unità di personale sulla strada".

Sarà più difficile monitorare questa seconda fase? "Abbiamo privato la cittadinanza della libera circolazione, cosa che mai era successa prima. Chi esce vive uno stato di disagio e paura e si trova di fronte a rappresentanti delle forze dell’ordine che comunque incutono timore. Quello che ho raccomandato ad agenti e militari è la massima attenzione verso le persone che subiscono uno stato di disagio. Le sanzioni sono state elevate ma siamo praticamente a zero ricorsi: questo vuol dire che il cittadino ha riconosciuto il proprio errore. Abbiamo dovuto dare un segnale, anche attraverso i posti di blocco che avevano una sorta di aspetto scenico con un chiaro messaggio: la richiesta di non violare la norma, di non andare oltre quello che già si stava subendo. Il fenomeno lo devo gestire e i cittadini devono sapere che le forze dell’ordine ci sono e che vigilano: si regolino di conseguenza".

Ma a volte il dialogo non basta . "È una questione di relazioni sociali. Ovviamente davanti a reiterati comportamenti non si può far finta di niente: i comportamenti saranno valutati sia da parte di chi consuma e di chi gestisce, quindi avventori e titolari dei locali. Occorre capire che i principi fondamentali che reggono la libertà sono ancora gli stessi: evitare assembramenti, distanziamento sociale e tra regioni ci si muove per necessità. Ma il distanziamento oggi ci salva la vita; il vaccino ancora non c’è".