REDAZIONE MODENA

Corruzione, agente a processo

Un giro di corruzione capitanato da due stranieri, volto a far sì che i connazionali clandestini ottenessero il permesso di soggiorno attraverso matrimoni fittizi con donne modenesi. Un sistema che avrebbe ‘retto’ grazie all’intercessione di un poliziotto, che avrebbe omesso i controlli sulle pratiche in questione facilitandone la chiusura. E’ con l’accusa di corruzione del pubblico ufficiale e propria per atti contrari ai doveri di ufficio e favoreggiamento della permanenza illegale di stranieri sul territorio dello Stato che ieri l’agente e altre dieci persone sono state rinviate a giudizio. L’udienza è stata fissata per il prossimo otto novembre. Stralciata invece la posizione di un extracomunitario che risulta irreperibile. Al centro dell’inchiesta, risalente al 2017 proprio la figura del presunto intermediario dell’agente, che vantava di avere ‘rapporti’ con il poliziotto dell’ufficio immigrazione: un albanese considerato la mente dell’operazione e che intascava i 3mila euro per poi distribuirne una parte alle spose. A stroncare il presunto giro di mazzette nell’ufficio immigrazione della questura era stata la squadra mobile. Secondo la difesa, però, il poliziotto mai aveva ‘concesso’ favori allo straniero tanto che nelle sue tasche – quelle dell’agente – non sono mai stati trovati soldi. A conclusione delle indagini, infatti, non sarebbero emersi passaggi di denaro verso l’agente imputato. Impossibile quindi - secondo la difesa - contestare la corruzione e, di conseguenza, l’intero castello accusatorio.