REDAZIONE MODENA

Corruzione, condannato l’imprenditore Levoni

Colpevole in primo grado per i salumi al giudice tributario: un anno e sei mesi. La difesa: "Solo regali a un amico e lo dimostreremo"

Secondo la difesa si trattò di semplici regali ad un amico di lunga data. Secondo l’accusa, invece, i prosciutti servirono per corrompere il destinatario. È stato condannato ieri in primo grado, in tribunale a Bologna, ad un anno e sei mesi l’imprenditore Sante Levoni, 76 anni, residente a Castelnuovo e patron della famosa azienda produttrice di salumi.

I fatti risalgono al 2016 – fra aprile e luglio – e vennero a galla a seguito di un’indagine della guardia di finanza. In base agli accertamenti svolti dai militari, Levoni avrebbe corrotto il giudice tributario Carlo Albeto Menegatti, deceduto lo scorso anno regalandogli prosciutti e salami e promettendogli soldi, in cambio di consulenze ‘proibite’ prestate dal giudice tributario in merito a ricorsi pendenti davanti alla Commissione tributaria regionale per la società Globalcarni spa e in merito alla decisione di Levoni di trasferire la residenza a Montecarlo.

"Le sentenze vanno rispettate anche se si ribadisce l’assoluta correttezza del signor Levoni, che verrà dimostrata in sede di appello – sottolinea il legale dell’imprenditore, l’avvocato Cosimo Zaccaria –. Nel corso del processo abbiamo ampiamente dimostrato come si trattasse di regali di cortesia vista l’amicizia che legava il mio assistito e il giudice e che nulla avevano a che vedere con lo svolgimento del processo".

Tredici gli imputati: nei confronti del giudice Menegatti i reati si sono appunto estinti per decesso dell’imputato (era accusato di due tipi di corruzione: per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio). Per quanto riguarda gli altri imputati; Alessandro de Troia, ex dipendente dell’agenzia delle entrate è stato condannato ad un anno e nove mesi di reclusione; un anno e nove mesi anche per Stefano Mutti, contribuente e per un altro imputato. Valentina Franceschini, moglie di un impiegato dell’agenzia delle entrate, è stata condannata complessivamente a tre anni e nove mesi per diversi episodi di corruzione. Il marito Flaviano Giannangeli è ‘uscito’ dal primo grado del processo con una pena a due anni di reclusione.

Un anno e sei mesi infine per un’altra dipendente dell’agenzia delle entrate, residente a Castelfranco. Per tutti gli imputati, eccetto Valentina Franceschini, il giudice ha concesso la sospensione condizionale della pena e la non menzione. Per Giannangeli è scattata anche l’interdizione dai pubblici uffici per un anno e sei mesi. Alcuni imputati sono stati però assolti da alcune ipotesi di corruzione. Il risarcimento danni nei confronti delle parti civili – agenzia delle entrate, Ministero dell’economia e Finanza, consiglio di presidenza della Giustizia Tributaria – sarà stabilito in separata sede civile.