Carpi, corsi per profughi di relazione con le donne. "Quando dice 'no' va rispettata"

Ecco cosa insegna la cooperativa valdostana nel centro di accoglienza. "Per farci capire siamo partiti dalla storia"

Una clip del film ‘Non sposate le mie figlie’

Una clip del film ‘Non sposate le mie figlie’

Carpi (Modena), 25 gennaio 2018 - Le donne italiane sono emancipate, sono mamme lavoratrici, gli uomini devono rispettarle. E nell’approccio con loro, quando una donna dice ‘no’ è ‘no’. Dopo i corsi di lingua è arrivato il momento di insegnare ai profughi i fondamenti della cultura italiana compreso il rapporto tra uomo e donna: come vivono le donne occidentali, il loro stile di vita, come comportarsi con loro nella quotidianità.    Viene da una cooperativa sociale della Valle D’Aosta, Leone Rosso, uno dei progetti più innovativi nell’accoglienza profughi della provincia di Modena. Nel comune di Carpi, 70mila residenti, sono accolti circa 120 profughi di cui un’ottantina in carico alla cooperativa valdostana. Dopo aver avviato i classici corsi di lingua italiana per stranieri, a Carpi Leone Rosso ha deciso di puntare più in alto nella scala per raggiungere l’integrazione: moduli di tre lezioni l’uno in cui spiegare ai profughi gli articoli della Costituzione italiana, la storia del territorio in cui vivono, i cibi locali e i rapporti di genere tra uomo e donna (VIDEO).    «Le insegnanti parlano ai ragazzi dei rapporti tra uomo e donna nella cultura occidentale – racconta Marco Gheller responsabile di Leone Rosso – spiegano che nella nostra cultura la donna ha gli stessi diritti e doveri dell’uomo, che non va picchiata e quando dice ‘no’ va rispettata». Lungi dal voler fare educazione sessuale, precisa Gerardo Bisaccia, vice presidente di Arci Modena che tiene i corsi in collaborazione con la cooperativa. «Non abbiamo le competenze per trattare il delicato tema dell’approccio sessuale che va affrontato anche con psicologi – spiega – si tratta invece di educazione civica in cui spieghiamo i rapporti tra uomo e donna, lo stile di vita delle donne nella cultura italiana, la loro emancipazione». 

L'obiettivo è far capire a questi ragazzi che provengono dall’inferno dei loro Paesi «dove sono capitati». Per far capire loro come vivono le donne italiane gli operatori sono partiti dalle fondamenta della storia delle terre emiliane, la Resistenza nella Seconda Guerra Mondiale e da lì il percorso di emancipazione femminile

La guerra è stato il terreno comune da cui partire. «I ragazzi erano molto interessati e ci hanno raccontato che nei loro Paesi le donne tengono insieme le comunità durante le guerre» spiega Bisaccia. Gli operatori sono partiti da lontano per arrivare a spiegare come vivono oggi le donne che i profughi possono incontrare a Carpi ogni giorno. Donne lavoratrici, mamme, studentesse, che conducono una vita molto diversa dalle donne nei villaggi dell’Africa Subsahariana dai cui provengono i profughi. «Vengono spiegati quali sono i diritti delle donne e come comportarsi con loro» sottolinea Gheller. 

Le lezioni, tenute in lingua inglese e francese e ognuna con 20 partecipanti, comprendono l’insegnamento della Costituzione italiana, lezioni dai concetti anche complessi come la separazione dei poteri, fino a lezioni sui cibi locali e soprattutto su come cucinarli. «Il 30% dei profughi che finiscono al pronto soccorso ha avuto malori dovuti ad una alimentazione errata – spiega il responsabile di Leone Rosso – vogliono mangiare gli stessi piatti che mangiavano nel loro Paese d’origine ma con le nostre farine non è la stessa cosa e non li digeriscono».