"Così si trasforma l’auto da diesel a green"

Un team multidisciplinare di Unimore ha elaborato una tecnologia innovativa e ha vinto la ’Startup Idea Competition 2020’

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di Gianpaolo Annese

Guai a gettar via l’olio utilizzato per friggere le patatine: potrebbe essere utilizzato come carburante di una macchina, un autobus o un trattore al posto dei derivati del petrolio. Il team multidisciplinare di studenti dell’Università di Modena e Reggio ReFuel Solutions, start-up in via di costituzione, sta varcando l’ultima frontiera dell’economia circolare (produrre in pratica senza scarti), promuovendo una tecnologia che trasforma l’automobile da diesel a green: così da poter circolare evitando le restrizioni delle normative anti-inquinamento. Il team ha vinto la ‘Startup Idea Competition 2020’ (sponsorizzato dall’Agenzia spaziale europea), nella categoria Mobility, aggiudicandosi il premio di 2mila euro. La squadra multidisciplinare ha mosso i primi passi nell’ambito di un progetto coordinato da Marta Pellegrino. Tra gli studenti che stanno mettendo a punto l’idea avveniristica c’è Adriano Cordisco, 25 anni, ultimo anno di Ingegneria dei Materiali. "Ancora una volta vogliamo ringraziare e dedicare la vittoria al progetto Tacc – commentano i componenti di ReFuel Solutions - senza cui tutto questo non sarebbe stato possibile. Questo traguardo è, per noi, un’ulteriore conferma della validità del nostro progetto, che ci stimola a infondere ancora più energia e perseguire il lavoro con rinnovato impegno e fiducia. Il premio ricevuto ci aiuterà nel finanziare il deposito del brevetto per il nostro Biodiesel Kit che sta procedendo in questi giorni".

Cordisco, intanto che cosa è il biodiesel?

"E’ un carburante che non deriva dal petrolio e dai suoi derivati, ma da oli vegetali e materie di scarto. Può essere prodotto attraverso le coltivazioni agricole oppure recuperato dagli scarti degli oli vegetali alimentari che normalmente vengono rigettati in natura".

Ma come si trasforma una macchina?

"E’ un po’ il principio che consente alle auto di passare da benzina a gpl. In questo caso però il serbatoio è unico. La tecnologia che stiamo brevettando si chiama Biodiesel Kit: grazie a un piccolo, ma sofisticato miglioramento sulla linea dei gas di scarico qualunque veicolo diesel attualmente circolante potrà utilizzare biodiesel come carburante".

Le fonti da cui deriva il biodiesel vanno coltivate.

"Sì, possono essere coltivate, ma in linea con il principio dell’economia circolare locale noi vorremmo puntare più sul trattamento chimico degli oli alimentari usati e materiali di scarto, arrivando a convincere per esempio tutti i ristoratori, i residenti, di una città a raccogliere i liquidi per contribuire al funzionamento dei veicoli di quella stessa città".

Ma di quanto olio alimentare ci sarebbe bisogno per far muovere le macchine?

"Abbiamo realizzato un caso studio nella città di Parma: abbiamo calcolato che se ogni cittadino della provincia recuperasse tre litri di olio usato per cucinare si riuscirebbe ad alimentare l’intera flotta di autobus pubblici di Parma per un anno". Il biodiesel è davvero meno inquinante del diesel normale? "Per quanto concerne le polveri sottili, che sono le più pericolose per la salute umana, l’abbattimento è dell’80 per cento rispetto a un’auto a diesel normale".

I costi sarebbero più bassi?

"Il costo dipende dalla legge della domanda e dell’offerta, il prezzo sarà fissato dai consorzi agrari, proprietari dei campi. E’ chiaro che più richiesta ci sarà è più si abbasserà il prezzo".

Ma in Italia non esistono già veicoli che si muovono con il biodiesel?

"Si parla di flotte che in Italia si muovono a biodiesel, per esempio i vaporetti di Venezia. In realtà siamo di fronte a una miscela nelle quali solo il 15 per cento al massimo è costituto da biodiesel. La nostra sfida è arrivare invece ad alimentare i veicoli per il 100 per cento a biodiesel".