«Così i rapporti virtuali stanno rimpiazzando la vita reale»

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«Il vero problema è che il digitale è divenuto il punto di riferimento primario non solo per gli adolescenti ma anche per i bambini. Su questo occorre interrogarsi».

Così Michele Colajanni, professore ordinario del dipartimento di Ingegneria ’Enzo Ferrari’, esperto di sicurezza informatica commenta il tentativo di adescamento di un bambino di nove anni da parte di un pedofilo con l’applicazione Tik-Tok.

Cosa ne pensa del fatto che bambini sempre più piccoli abbiano libero accesso a questo tipo di applicazioni?

«Ieri ‘si condannava’ Facebook e oggi Tik-Tok. Ma non è la tecnologia il problema, bensì l’ assenza di contesti che fanno impegnare i giovani. Una volta c’erano la scuola, la famiglia, la parrocchia, ovvero tre entità di trasmissione di competenze e valori. Oggi sono entità in crisi, non so se a causa del digitale o meno».

Quindi i ragazzi si sentono soli?

«Non credo sia questa la causa: quando manca un punto di riferimento vicino se ne trova un altro. Non si può nascondere come oggi la rete svolga questa funzione, ovvero di rimpiazzo della presenza di quelle tre realtà. Gli adolescenti vivono nel digitale perchè in rete trovano coetanei e amici: è il luogo che più conoscono. Non bisogna lavorare sui figli ma sui genitori, sulle scuole e su chi si deve riappropriare di un ruolo oggi delegato alla rete. Occorre un lungo processo culturale che passa attraverso gli adulti. I bambini devono essere educati all’utilizzo degli smartphone e ai rischi della rete e vanno accompagnati...».

Quindi il rischio è che il fenomeno dilaghi...

«Non dobbiamo sorprenderci dinanzi ad episodi come questi. Due estati fa abbiamo discusso il caso di ragazzine annoiate che avevano postato foto senza veli in chat. E’ una crescita esponenziale del fenomeno e se gli adulti vengono meno alla loro funzione di educatori sulla rete possono accadere questi e altri episodi. E questa volta è andata bene. Se i ragazzi non si rivolgono agli adulti è un problema degli adulti».

E’ giusto dare a un bambino di 9 anni uno smartphone?

«Non lo ritengo corretto ma oggi, se non hai lo smartphone, sei socialmente fuori; estraniato dal gruppo. La classe è quella che vive sul gruppo whatsapp e i ragazzini che non ne sono in possesso si sentiranno esclusi socialmente. Ma non dimentichiamo che lo smartphone è pericoloso e serve la vicinanza dei genitri per utilizzarlo. Se la tecnologia è un problema non può essere risolta con la tecnologia ma con formazione, dialogo e competenza».

Valentina Reggiani