"Così abbiamo portato in salvo due ragazze"

La storia di Filippo e Manuel: "Siamo andati in Polonia per recuperare le nipoti adolescenti di due nostri amici ucraini"

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Tra le tante iniziative di privati per soccorrere la popolazione dell’Ucraina, sempre più sconvolta dalla guerra e dai bombardamenti, c’è anche quella di Filippo Sala e Manuel Lugli. Tutto nasce da un’amicizia che li lega a Mariya e Mykhailo Yonick una coppia ucraina che vive a Medolla da ormai quindici anni. Filippo e Manuel sono avvezzi a spostarsi in giro per il mondo, dal Kosovo al Ruanda, oltre a compiere numerose spedizioni alpinistiche sulle vette più alte del pianeta. Così, negli anni hanno costruito una solida rete di contatti nelle più svariate zone del mondo. Nei giorni scorsi si è presentata un’altra missione, forse la più importante: portare beni necessari in Ucraina e soprattutto portare in salvo a Modena le nipoti adolescenti dei loro amici, Myna e Sofya.

A raccontare la situazione che sta vivendo il suo paese di origine è la nonna, che spiega così le ore drammatiche che si stanno vivendo; "La tensione e la paura stavano salendo sempre di più, le sirene per l’allarme di attacchi erano sempre più frequenti, ci siamo sentiti costretti a portare le ragazze qui in Italia, dove vive anche la madre mentre nostro figlio, il loro papà, è rimasto in Ucraina a combattere insieme all’altro nostro figlio".

Il piccolo convoglio è partito alla volta di Przemsyl, frontiera tra Polonia e Ucraina. Il furgone era zeppo di ogni cosa che può essere utile in una situazione di emergenza: "La lista di quanto occorreva l’ha fatta Maria – racconta Filippo – roba introvabile là: pannelli fotovoltaici, generatori elettrici, sacchi a pelo e tanti medicinali grazie anche all’aiuto della dottoressa Elena Bachman di Formigine".

Il materiale raccolto domenica scorsa ha raggiunto un monastero in Ucraina che funge da centro di distribuzione. Da lì una parte è subito partita per un ospedale a 600 chilometri di distanza. Generatori e pannelli per Filippo, ex insegnate alle Ferrari di Maranello e realizzatore della ‘solar car’, vincitrice di competizioni internazionali, sono pane quotidiano, li ha assemblati lui stesso nel suo laboratorio in San Pietro in Elda dove abita, un puzzle che si è formato nel giro di pochi giorni grazie alla collaborazioni di tanti. Spesso sono proprio le situazioni più difficili a saldare le amicizie come quella che lega questo gruppetto italo ucraino. Negli occhi di Mykhailo (Michele per gli amici), si legge tristezza e i ricordi si accavallano . Lui ha lavorato a Chernobyl e le preoccupazioni crescono. "Le centrali nucleari ora sono più sicure – dice – ma se continui a bombardare senza sosta la situazione potrebbe diventare disastrosa. Chernobyl è più piccola ed era stata danneggiata solo una parte, non so cosa potrebbe accadere se non si fermano".

Manuel Lugli ha ancora negli occhi l’esperienza a Przemsyl "Una situazione apocalittica – racconta – vedevi arrivare centinaia di auto con a bordo donne e tanti bambini, gente a piedi con i trolley: capivi che erano spaventati e spaesati, che si chiedevano quale sarebbe stato il loro futuro più immediato. Una situazione drammatica".

Emanuela Zanasi