«Così saremo costretti ad abbassare le serrande»

Telefoni roventi ieri mattina nelle sedi delle associazioni di categoria Confcommercio e Confersercenti: «Ci adeguiamo, ma sarà molto difficile»

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I telefoni hanno iniziato a squillare di primo mattino e non si sono più fermati fino al tardo pomeriggio. Ieri centralini di Confcommercio e Confesercenti hanno fatto gli straordinari. Linee calde, anzi caldissime, prese d’assalto dagli associati disorientati, e spiazzati, dall’ultimo Decreto anti-Coronavirus licenziato dal Governo domenica sera, in particolare per la parte che riguarda il rispetto della distanza di almeno un metro tra i clienti nei bar e ristoranti.

«Mi rendo conto - dice Luca Marchini, presidente provinciale Fipe-Confcommercio - che il legislatore stia facendo il possibile per non penalizzare ulteriormente un settore, come quello della ristorazione, che ha perso oltre il 70% dei ricavi a causa dell’emergenza Coronavirus. Il Dpcm ha purtroppo in sé degli elementi di ambiguità e contradditorietà e probabilmente sarebbe bastato prevedere un criterio secco e univoco: dividere la superficie del locale per un metro quadro (o altra metratura ritenuta idonea) a cliente».

«La norma introdotta, invece, – continua Marchini – se dovesse essere intesa nella sua declinazione più estrema – un metro di distanza tra un cliente e l’altro anche ai tavoli di un ristorante o al bancone di un bar o tra cliente e cameriere – sarebbe inapplicabile o costringerebbe le attività a rimanere chiuse. Pensiamo poi ad una birreria che ha i posti in netta prevalenza in piedi: come si può garantire che gli avventori conservino la distanza di un metro richiesta tra uno e l’altro? Sta facendo discutere nella categoria - aggiunge ancora il presidente provinciale di Ripe-Confcommercio - la parte in cui si dice che il servizio debba essere espletato per i soli posti a sedere: un bar con 10 posti a sedere ma con un ampio spazio comune in cui poter consumare in piedi il proprio caffè, deve far entrare 10 clienti alla volta?». Marchini precisa come da «ieri sera (domenica per chi legge, ndr) gli uffici di Confcommercio sono subissati di richieste interpretative da parte di tantissimi imprenditori associati ed allo stato non sono disponibili letture chiare: ci auguriamo che la Regione possa emanare una circolare esplicativa o adoperarsi perché ciò possa essere fatto con immediatezza dal Governo. Abbiamo bisogno di mettere in condizione urgentemente bar, ristoranti, pub di essere certi di lavorare nella piena legalità e la clientela di poter consumare una colazione, un pranzo, una cena o un aperitivo in un clima di tranquillità».

Conferma le difficoltà Daniele Cavazza, coordinatore Fiepet-Confesercenti Modena: «Questa emergenza sanitaria sta avendo pesanti ripercussioni sui nostri pubblici esercizi. Per questo abbiamo richiesto con forza misure adeguate di sostegno, che auspichiamo siano contenute già nel Decreto Legislativo di cui si attende la pubblicazione. In merito alle misure sanitarie di precauzione in vigore per questa settimana, i nostri esercenti agiranno nel rispetto delle prescrizioni, chiedendo la collaborazione della clientela e contando sul buonsenso da parte di tutti per far sì che sia possibile continuare a lavorare, a vantaggio non solo delle imprese ma di tutta la comunità».

Vincenzo Malara