Coulibaly. "Io, clandestino arrivato in serie B"

Il racconto del giocatore del Carpi: "Ho dovuto sfidare il mare e la solitudine"

Mamadou Coulibaly

Mamadou Coulibaly

Modena, 2 marzo 2019 - Si dice spesso che nel calcio moderno, fatto sì di storie, ma troppo ‘social’ per essere ricordate, non esistano più le favole. E chissà se Mamadou Coulibaly, 19 anni, centrocampista del Carpi, avrebbe mai immaginato che la sua sarebbe diventata una di quelle favole uniche.

Una storia grande, come il viaggio affrontato per arrivare in Italia dal Senegal, come il sogno di giocare a calcio, come la paura di non farcela, vinta e affondata. Tutto parte da Thiès, città popolosa del Senegal, troppo stretta al giovane Mamadou deciso a fuggire per rincorrere il suo sogno: «Volevo diventare un calciatore, a tutti i costi – racconta Coulibaly – e per questo avrei sacrificato la mia stessa vita. Mio padre era un professore di educazione fisica, la mia non era una famiglia povera, ma non mi permetteva di giocare. Decisi di partire, non fu facile farlo da zero e senza un soldo. Fuggii in Marocco in pullman, per poi tentare di raggiungere l’Europa».

Paura di non farcela. Potrebbe chiamarsi così questo capitolo della vita del giovane Mamadou. Arrivato in Marocco, senza soldi e senza documenti, sale a bordo di una nave che trasportava cibo, di nascosto, e affronta il Mediterraneo: «Non sapevo nemmeno nuotare – spiega il centrocampista del Carpi – ma non potevo avere paura, non era contemplata in me. Raggiunsi la Francia e Grenoble doveva viveva una mia zia. Arrivai in Italia, a Livorno, ma non avevo un posto dove stare. Rimasi almeno sette mesi senza un tetto». Resilienza. È questo il capitolo più forte della vita di Mamadou Coulibaly. Niente lo ha distrutto: «Entravo nei supermercati per riscaldarmi dal freddo». Gli dicono che a Pescara c’è una comunità senegalese, parte salendo sull’ennesimo treno della sua vita. Ma la corsa si interrompe a Roseto degli Abruzzi. Il destino, affascinante compagno di vita, vuole che Mamadou si ritrovi a dormire nei pressi del campo da calcio cittadino.

I carabinieri si accorgono di lui, lo portano nella vicina comunità di Montepagano. Una casa, dove ritrovare serenità e muovere i primi passi da giocatore nel Roseto grazie a Mino Bizzarri, bomber che a Modena segnò 18 reti tra il 99’ e il 2000 in C1: «A lui devo tutto, mi lanciò e mi fece fare diversi provini. Ma scelsi di andare a Pescara. Oddo mi fece debuttare in Serie A con il Milan nel 2017, che emozione. Ma non ho fatto ancora nulla, voglio arrivare sempre più in alto. Ora ho il Carpi dentro di me, quando ho segnato il mio primo gol con lo Spezia non ci credevo, non sembrava nemmeno l’avessi fatto per quanto fosse bello». E il Carpi potrà contare su Mamadou, l’eroe di quella favola in cui tutti crederanno, sempre.