Covid, anticorpi monoclonali al via a Modena. "Il trattamento salva i pazienti a rischio"

Nei pronto soccorso già trattati con successo alcuni malati. Geminiano Bandiera: "Il farmaco previene l’aggravamento del quadro clinico"

Geminiano Bandiera

Geminiano Bandiera

Modena, 17 aprile 2021 - "E’ il farmaco che mancava. Nel trattamento del Coronavirus oggi abbiamo un’arma in più: quella che ci permette di prevenire l’aggravarsi nella malattia nei pazienti positivi con determinati fattori di rischio". Il primario del pronto soccorso di Baggiovara, Geminiano Bandiera, è entusiasta dell’arrivo in provincia degli anticorpi monoclonali. Di fatto, per i pazienti a rischio, sono farmaci salva-vita. Bandiera ha contribuito alla stesura del protocollo operativo per la somministrazione del trattamento anti-Covid-19 con anticorpi monoclonali - coordinato dal direttore dell’Emergenza Urgenza Stefano Toscani - indicato in casi selezionatissimi e con criteri clinici ben definiti.

Un’organizzazione complessa che ha visto al lavoro le tre aziende sanitarie modenesi (Ausl, Policlinico e ospedale di Sassuolo SpA), con l’individuazione dei percorsi di selezione dei pazienti, validazione e somministrazione della terapia. Già nei giorni scorsi è giunta nel modenese la prima consegna: si tratta in totale di 185 trattamenti, suddivisi tra le tipologie di anticorpi monoclonali attualmente disponibili.

Il punto Emilia Romagna zona arancione: Rt 0,78. Maglia gialla rimandata

Le infusioni verranno effettuate all’interno di ambulatori di Pronto Soccorso, sotto stretto controllo medico. La prima è stata effettuata a Pavullo, seguita da altri trattamenti effettuati con successo nei pronto soccorso della provincia, tra cui quelli di Baggiovara e Mirandola. "I nuovi trattamenti saranno dedicati a pazienti con diagnosi confermata di Covid-19, affetti da sintomatologia lieve o moderata e che presentano fattori di alto rischio per lo sviluppo di forme più gravi di malattia – spiega il dottor Bandiera – Quando parliamo di fattori di rischio, intendiamo persone obese, con diabete scompensato, dializzati e immunodepressi". Il trattamento deve essere eseguito entro i primi 5 giorni dall’esordio dei sintomi e sarà cura dei medici di medicina generale individuare i pazienti potenzialmente candidabili alla terapia con anticorpi monoclonali per la loro condizione di rischio aumentato. Proporranno i casi ai medici di pronto soccorso, che vaglieranno la proposta anche tramite esami clinico-strumentali.

«La malattia, oggi – aggiunge Bandiera – si previene col vaccino, ma se si contrae, e la persona presenta fattori di rischio, si può evitare il peggio intervenendo con il trattamento entro 5 o 6 giorni dalla comparsa dei sintomi". Il protocollo operativo individua nei pronto soccorso i medici prescrittori, fornendo loro l’accesso al registro dell’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) necessario per prescrivere, somministrare e tracciare la terapia. Una volta validato il trattamento, il paziente potrà arrivare in pronto socorso dove sarà effettuata l’infusione. "Al termine, il paziente sarà tenuto sotto osservazione per circa un’ora, prima del rientro a domicilio, dove sarà monitorato a cura del proprio medico di famiglia", conclude il dottor Bandiera.