Covid: boom di contagi. Il mea culpa di Modena

Gli esperti: "Scarso rispetto delle regole". Il sindaco: "Più responsabilità, le strutture reggono grazie al lavoro eccezionale dei sanitari"

Il professor Paolo Nichelli

Il professor Paolo Nichelli

Modena, 18 novembre 2020 - Qualcuno in Regione sta ripercorrendo, con l’agenda in mano, tutti gli appuntamenti organizzati da settembre ai nostri giorni: festival, cene pubbliche, partite di calcio e anche le feste di compleanno private nei condomini. Se si escludono le scuole – dove si è registrato il minor numero di contagi – allora qualche ‘untore’ lo si deve andare a cercare sui bus o dentro le case di riposo per anziani. Tutto possibile, ma nessuno riesce a dare una risposta certa. Sta di fatto che Modena da alcuni giorni è diventata un ‘caso’ in Emilia-Romagna. La speranza è di non leggere ancora di quei 718 nuovi casi di domenica scorsa.

E se nelle ultime ore i numeri sono calati, le proporzioni rimangono le stesse: ieri a Modena 517 nuovi positivi su 2.219 contagi registrati in tutta la regione; lunedì erano 605 e nel resto dell’Emilia-Romagna se ne contavano 2.547. Si fa presto a fare i conti: "Nella prima ondata viaggiavamo sui 150 contagi giornalieri. Rispetto alla scorsa primavera i numeri sono talmente alti che mi sorprende vedere che il sistema, benché con tanta difficoltà, stia ancora tenendo".

Lo dice un luminare della medicina modenese, Paolo Nichelli, per anni direttore del dipartimento di Neuroscienze dell’università di Modena e Reggio Emilia. "Non so se ci arriveremo a capire il motivo di questi numeri. In molte parti d’Italia non ci si è posti il problema di questa seconda ondata e forse in estate anche a Modena ci siamo un po’ tutti rilassati. Mi riferisco – continua Nichelli – agli affollamenti insoliti ed esagerati nelle ultime settimane in centro. E mi sento di escludere che l’apertura della scuola abbia avuto un ruolo importante".

Ecco perché c’è chi si ostina a cercare in ogni angolo una spiegazione a questi numeri. Ci hanno provato ieri nella Commissione Politiche per la salute i consiglieri regionali, durante l’audizione con l’assessore alle politiche per la Salute, Raffaele Donini e il responsabile del servizio Prevenzione collettiva e Sanità pubblica della Regione, Giuseppe Diegoli.

"È una situazione che monitoriamo con grande attenzione" riferisce Diegoli annunciando di portare il ‘caso Modena’ nella cabina di regia istituita in viale Aldo Moro per affrontare l’emergenza sanitaria. I dati oggettivamente sono molto alti: a suon di 500 e passa contagi al giorno, l’Ausl è arrivata a seguire oltre 8 mila positivi al Covid in tutta la provincia (erano meno di 6 mila una settimana fa) con 538 pazienti ricoverati, 62 di questi in terapia intensiva.

"Nella provincia di Modena – spiega la vicepresidente della Commissione, Francesca Maletti, anche lei modenese – nelle ultime settimane non si sono chiuse le attività lavorative, questo ha comportato una maggiore interattività e l’arrivo di tante persone da altri territori, con un conseguente aumento dei contagi. Poi è vero, ci sono state molte persone che di sera e nei fine settimana non mantenevano le distante di sicurezza e non indossavano le mascherine e proprio per questo sono state fatte ordinanze specifiche".

Lo sa bene il sindaco Gian Carlo Muzzarelli che da giorni lancia segnali a tutti, in tutti i canali possibili. "I dati provinciali si attestano su valori che sono il triplo di quelli di primavera. Le strutture sanitarie stanno reggendo grazie anche a operatori impegnati fino a 12 ore al giorno, ma non possiamo nascondere la preoccupazione per quello che sta avvenendo" ci racconta prima della raccomandazione finale. "È importante che tutti noi, ma proprio tutti, assumiamo atteggiamenti consapevoli e responsabili, indossando correttamente le mascherine e rispettando le distanze. Dobbiamo arrestare l’aumento dei contagi".

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