Covid cura staminali, la Rigenerand: "Ci aspettiamo ottimi risultati"

Parla Giorgio Mari, amministratore delegato di Rigenerand di Medolla, azienda del biomedicale leader nella ricerca in questo settore

I ricercatori al lavoro

I ricercatori al lavoro

Modena, 28 gennaio 2021 - E’ nel polo biomedicale della Bassa modenese che si sperimentano le cellule staminali da iniettare nei pazienti Sars-Cov-2. Lo studio sperimentale ‘Rescat’, che coinvolge sette centri italiani, tra cui l’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena (in partnership con la Regione) con Massimo Dominici, direttore della struttura complessa di Oncologia, ed Enrico Clini, direttore della struttura complessa di Pneumologia, trova nell’azienda biomedicale Rigenerand di Medolla l’alleata numero uno. Fondata nel 2009, Rigenerand decolla come impresa nel 2016 e in soli quattro anni sta facendo passi da gigante nel campo delle staminali e nella lotta contro i tumori. A spiegare l’attuale ‘mission’ anti-Covid dell’azienda è l’ad Giorgio Mari.

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Un risultato straordinario, Rigenerand leader nelle terapie avanzate, è così? "Siamo molto soddisfatti. D’altronde facciamo ricerca, innovazione, produciamo farmaci e dispositivi in un settore in grande crescita come quello della diagnostica e delle terapie cellulari. Durante il primo lockdown ci siamo messi a tavolino per capire come poter uscire da questo ‘incubo’". Da quando vi occupate di staminali? "Il professor Dominici, nostro ricercatore e scienziato, dal 2005 studia le cellule staminali per produrre farmaci antitumorali. A quell’epoca mi pareva fantascienza".

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Ma la sperimentazione è andata avanti e oggi la nostra azienda guarda al futuro nella lotta contro Sars-Cov-2. "I centri di ricerca che lavorano al progetto Rescat producono staminali da fonti diverse". Rigenerand di quale tipo si occupa? "Di quelle adipose, poi ci sono quelle provenienti dal midollo osseo e dal cordone ombelicale. Alla fine della sperimentazione sapremo quali sono le staminali migliori per ridurre l’infiammazione provocata dal virus. Noi riceviamo il tessuto adiposo dal Policlinico, da donatori sani, e ricaviamo le cellule ‘stromali mesenchimali’, che amplifichiamo, congeliamo e poi inviamo agli ospedali, pronte per la trasfusione. Siamo a disposizione del ‘Consorzio di staminali’ per l’eventuale supporto nella produzione delle cellule. La nostra azienda ha competenze scientifiche e tecniche e una struttura all’avanguardia nel campo del trattamento delle staminali che mette a disposizione degli altri centri di ricerca".

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A fine febbraio inizierà la sperimentazione, quante cellule sarete in grado di produrre? "In un mese miliardi di staminali, che verranno congelate e scongelate, pronte all’uso: la trasfusione nel paziente. Ogni centro di ricerca nazionale arruolerà una decina di malati, con le stesse caratteristiche, per esempio stesso livello di saturazione e comunque una età non superiore ai 75 anni. La nota curiosa è che quando, martedì, è stata lanciata la notizia dello studio sperimentale Rescat, il Policlinico ha ricevuto oltre un centinaio di chiamate di persone che volevano essere coinvolte nella sperimentazione". Più che ‘biomedicale’ vi definite azienda farmaceutica, è così? "L’uno e l’altro, ma siamo la prima azienda farmaceutica nata all’interno del Distretto biomedicale. Lottiamo da anni contro il cancro e adesso anche contro il Covid. Quest’anno per noi è un anno davvero speciale, oltre al ‘Rescat’ coroniamo anni di attività e studio. Inizia, infatti, il suo percorso clinico il farmaco contro il tumore al pancreas, che sarà somministrato a maggio ai primi pazienti, e questo sempre grazie all’inventore, professor Dominici".