Covid, raddoppiati i disturbi alimentari con la pandemia

Modena, secondo i dati Ausl l’incremento tra il 2018 e l’anno scorso è del 93%. L’età di esordio si è spostata a 14 anni con casi più frequenti prima dei 13

I ragazzi si sentono sempre più soli

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Modena, 14 agosto 2021 - La pandemia da Covid 19 non solo ha cancellato un numero incredibile di vite umane ma ha influito in modo significativo sulla qualità di vita di tutti i cittadini, soprattutto i più fragili. Il covid ha costretto ognuno di noi a cambiare abitudini, a rinunciare per lungo tempo agli affetti più cari allungando sempre di più le distanze. A patire maggiormente sono stati soprattutto gli adolescenti, proiettati in un mondo privo di stimoli esterni e contatti. Lo ha confermato anche il direttore generale dell’Ausl, Antonio Brambilla, giovedì durante il consueto ’punto’ sulla pandemia: "Registriamo un incremento dei disturbi psichiatrici nelle nuove generazioni", ha detto sottolineando l’importanza della vaccinazione anti Covid - per tutte le fasce d’età - unica via d’uscita dall’epidemia. Patologie all’apparenza silenti nei duri mesi del lockdown, ma anche in quelli successivi, si sono acuite e tra queste ci sono i disturbi del comportamento alimentare.

L’assessora alle politiche sociali del Comune di Modena Roberta Pinelli, rispondendo il Consiglio comunale ad un’interrogazione ha infatti presentato i dati resi disponibili dall’Ausl da cui si evince non solo un forte aumento dei casi a livello provinciale, ma anche un abbassamento dell’età di esordio dei disturbi dell’alimentazione e in particolare dell’anoressia nervosa. Nel 2020 gli utenti seguiti nel programma ’Dca’ (disturbi del comportamento alimentare) sono stati 357 con 170 nuovi casi. L’incremento rispetto al 2019, quando gli utenti furono 314, è del 13,7% con un aumento di nuovi casi (112) del 51,7%, ma rispetto al 2018 (quando i nuovi accessi furono 88) l’incremento è stato addirittura del 93%.

a inizio 2021 al 31 maggio, 116 nuovi accessi si sono aggiunti ai 262 utenti in carico: se il trend si mantenesse, i casi sarebbero il doppio rispetto al 2020. Gli studi sembrano dimostrare che nelle nuove generazioni l’età di esordio si è spostata dai 16-17 anni ai 14-15 con casi più frequenti prima dei 13 anni anche se la fascia tra i 18 e i 24 anni si conferma quella più colpita".