Covid e supermercati, la denuncia: "E' il caos. Clienti 'abusivi' e poche precauzioni"

Una lavoratrice di Sassuolo: "Tanti ragazzini ci usano come fossimo il bar e intere famiglie vengono e prendono un carrello per componente"

Covid e supermercati: una fila fuori da un esercizio (foto d'archivio)

Covid e supermercati: una fila fuori da un esercizio (foto d'archivio)

Modena, 19 gennaio 2021 - "Non siamo mai stati sottoposti a un controllo: né tamponi, né test sierologici. Eppure siamo costantemente a contatto con tanti clienti che pur di non stare a casa vagano tra le corsie comprando al massimo una baguette. Ci sentiamo poco tutelati". A lanciare l’allarme è Federica (è un nome di fantasia, preferisce rimanere anonima per evitare ripercussioni), che lavora in un supermercato di Sassuolo dividendosi tra la cassa e la sistemazione degli scaffali.

"Da quanto sento la situazione dei miei colleghi è simile un po’ ovunque. Nel market dove lavoro io gruppi di ragazzini ci usano ormai come bar: entrano per acquistare cinque pacchi di patatine e magari due lattine di Coca Cola, quindi immagino bevano più persone dalla stessa lattina. Oppure gente visibilmente alcolizzata si presenta ogni dieci minuti per comprare una birra e fa sistematicamente la fila alla cassa, senza mascherina o tenendola tra il mento e la gola". Per non parlare di famiglie intere che, entrando con un carrello ciascuno così da aggirare la regola de ‘al massimo un solo componente per ogni nucleo’ ("ne ho visti anche tre: padre, madre e figlia, ognuna con il proprio carrello") gironzolano tra gli scaffali per un’ora abbondante per acquistare al massimo qualche scatoletta di tonno, una baguette, un pacco di pasta.

"Ci sono anche anziani che pur di scambiare qualche chiacchiera e far passare la giornata compaiono più volte al giorno con la scusa di essersi dimenticati di comprare la mozzarella". All’inizio, spiega Federica, "c’era l’accortezza della rilevazione della febbre all’ingresso, lo scaglionamento degli accessi, più prudenza. Adesso però è saltato tutto: nessuno più misura la temperatura di chi entra, le mascherine, nonostante i tanti richiami da parte nostra, vengono indossate lasciando scoperto il naso, i clienti si assembrano senza problemi. E noi continuiamo a pensare che il problema sia la scuola o i mezzi pubblici. Sono disgustata. L’azienda ci ha dotato di una protezione in plexiglass davanti, ma il cliente della cassa dietro tossicchia senza problemi alle nostre spalle".

Federica si sente "tradita" sia dallo Stato che "dalla nostra azienda che ci fornisce al massimo una mascherina al giorno, ci dà ogni tanto dei bonus con tanto di lettera di ringraziamento perché resistiamo, giusto per tenerci buoni, ma in realtà nessuno ci tutela. Se ci mettessimo in malattia per due settimane, perderemmo tanti soldi. Che senso ha chiudere tutto la domenica e lasciare aperti i supermercati? Dove pensate che vadano le persone, famiglie con tutti i bambini, dalle 18 in poi pur di non stare in casa?". In dieci mesi, da quando è ufficialmente cominciata la pandemia, "nessuno ci ha mai fatto un test sierologico. Forse non ce lo fanno perché sanno che sicuramente siamo stati contagiati".