"Vaccino Covid: varianti amazzonica e sudafricana potrebbero 'resistere'"

Mentre si alleggerisce la pressione sugli ospedali si temono le mutazioni del Coronavirus, la prof Mussini: "Qui mortalità inferiore"

Un momento di preghiera nell'aula magna del Policlinico di Modena (FotoFiocchi)

Un momento di preghiera nell'aula magna del Policlinico di Modena (FotoFiocchi)

Modena, 11 febbraio 2021 - C’erano i primari e una rappresentanza di medici e infermieri ieri nel centro didattico del Policlinico di Modena, dove si è tenuto un momento di preghiera con l’arcivescovo monsignor Erio Castellucci in occasione della XXIX Giornata Mondiale del Malato. Una ricorrenza che quest’anno, in piena pandemia da Covid 19, ha riportato a una riflessione diversa perché "per la prima volta – ha sottolineato il direttore generale del Policlinico, Claudio Vagnini – i curanti sono diventati a loro volta anche pazienti".

Vaccino Covid 19: piano, prenotazione e ultime notizie. Le Faq

"Questa importante giornata – ha sottolineato l’arcivescovo – cade in un contesto di dolore, ma anche di gratitudine. Viviamo il dramma di chi è colpito da vicino dal Covid ma anche il senso di gratitudine verso chi cura". Monsignor Castellucci ha ricordato la peste del 1630 sottolineando come nella descrizione che ne fa il Manzoni nei ’Promessi Sposi’ ci sia un messaggio ancora attuale: "Anche all’epoca c’erano i negazionisti, si arrivò alla superstizione e le persone che si distinsero nella cura furono i medici e gli ecclesiastici". Castellucci ha parlato di gratitudine verso i camici bianchi, senso della vita come dono e compassione: "Solo con la fratellanza – ha ripetuto – potremo sconfiggere questa malattia". Il sindaco Gian Carlo Muzzarelli si è soffermato sull’importanza della ricerca scientifica: "Ci sono dei miracoli in corso", ha detto riferendosi ai progressi e ai nuovi studi condotti proprio nei laboratori modenesi. Il rettore di Unimore, Carlo Adolfo Porro ha sottolineato l’importanza dell’"aspetto relazionale tra medico e paziente", che oggi diventa fondamentale, imprescindibile.

Al momento di preghiera era presente anche la direttrice di Malattie infettive, professoressa Cristina Mussini: "La situazione in reparto – ha detto – è migliorata, abbiamo accolto anche pazienti senza Covid. Le terapie ormai sono rodate, qui la mortalità è più bassa rispetto ad altri centri e mi conforta sapere che i nostri pazienti da subito hanno avuto le migliori cure possibili perché il metodo Modena ha fatto scuola nel mondo. Ora siamo alle prese con il pericolo ’varianti’. – aggiunge – Quella inglese sarebbe la più contagiosa ma a preoccupare di più sono le varianti sudafricana e amazzonica perché potrebbero interferire con l’efficacia dei vaccini". Quando ci sarà la svolta positiva? "Quando si arriverà a una copertura vaccinale al 70%".

Sia i reparti Covid sia le terapie intensive in questo momento si sono ’alleggerite’: "La pressione si è ridotta – conferma anche Elisabetta Bertellini, primario dell’Intensiva a Baggiovara – ma il tasso di mortalità resta alto con una persona su tre che non ce la fa". Per quanto riguarda la variante inglese e il maggior rischio di contagiosità tra i bambini, il primario di Pediatria Lorenzo Iughetti spiega: "Al momento non c’è alcuna evidenza a Modena, fino ad oggi l’epidemiologia a livello pediatrico non è cambiata".

val. b.

 

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