Crisi Gkn, trasferta ’rossa’ Sit-in davanti alla Ferrari

L’azienda toscana dove 422 lavoratori sono stati licenziati con una mail produce da anni i semiassi per i bolidi del Cavallino. La Fiom: "Solidarietà"

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"Una bandiera per dire: ascoltateci e aiutateci a difendere il made in Italy". Ieri una delegazione di quindici operai Gkn, l’azienda di Campi Bisenzio in cui sono stati licenziati ben 422 lavoratori, è partita dallo stabilimento toscano dove si produce componentistica per auto e si è diretta verso Maranello, quartier generale della Ferrari, simbolo del made in Italy nel mondo e cliente di Gkn dal 2016. Oltre un’ora e mezzo di viaggio e poi l’incontro con gli operai del Cavallino. "Siete nostri compagni, siamo dalla vostra parte", il messaggio di accoglienza. I delegati Gkn si presentano con una scatola. È uno di quei contenitori dove di solito Gkn ripone i semiassi pronti per essere montati a Maranello, sulle auto scintillanti del Cavallino. Ma stavolta non ci sono semiassi, solo una bandiera tricolore. "Altrimenti ci avrebbero arrestato", il commento amaro di Matteo Moretti, delegato Rsu della Gkn. "Sappiamo che la produzione si è probabilmente spostata all’estero, crediamo in Spagna anche se non abbiamo certezze – continua Moretti – Il governo deve chiarire qual è il futuro dell’auto in Italia. Non ci interessano gli ammortizzatori sociali, noi vogliamo ripartire con la produzione". Dai lavoratori Ferrari arrivano applausi, parole di sostegno e conforto. Ma si parla di "ex colleghi", si usano verbi al passato e tutto ciò fa male. "Da quello che sappiamo stanno facendo le prove con altri semiassi che pare arrivino da fornitori tedeschi – spiega Pasquale Piacquadio, delegato Fiom Ferrari – I semiassi fatti a Campi erano competitivi, una garanzia, anche perché c’era un canale diretto. Quello che è successo non ha logica né giustificazioni". Paolo Ventrella, rappresentante Fiom Ferrari, sintetizza il pensiero di tutti: "Dalle informazioni che ci arrivano in modo indiretto Ferrari si sta organizzando con altri fornitori, così come Maserati. Qui ci sono i nostri compagni, è fondamentale trovarsi in presidio per rivendicare e difendere il made in Italy. Ciò che sta accadendo è indecoroso. L’eccellenza non può essere solo uno slogan". Sui volti l’amarezza ma anche l’orgoglio di chi ha speso tutta una vita a realizzare quei pezzi che ora non servono più o che semplicemente sono stati rimpiazzati. "La lavorazione del semiasse Ferrari richiede accuratezza e il triplo del tempo – racconta Luciano Morelli, operaio Gkn –. Due giorni prima della fatidica mail con cui ci hanno licenziato avevamo avviato la produzione per due nuovi disegni". E di semiassi già pronti ma fermi in magazzino ce ne sono parecchi. "Almeno 17 casse, in totale 500 pezzi – spiega Massimo Toccafondi, customer quality support di Gkn – Avevamo iniziato a lavorare pure per il nuovo modello. Chiediamo solo ripartire. E siamo pronti a farlo".

Alessandro Pistolesi