Crisi Sintesi Fashion, nessun compratore

É andata deserta l’asta per i brand Anna Rachele e Anna Rachele Jeans. I legali presentano nuova istanza per salvare la produzione

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Doccia fredda per Sintesi Fashion Group che sta cercando con tutte le forze di salvarsi dalla chiusura.

L’asta per i marchi Anna Rachele e Anna Rachele Jeans, storici brand della moda carpigiana, indetta dal tribunale lo scorso 5 dicembre è andata deserta.

La vendita, con prezzo fissato a base d’asta in 330mila euro, è stata un buco nell’acqua perchè gli imprenditori che già avevano mostrato forte interesse non sono riusciti ad ottenere le fideiussioni bancarie richieste dal bando del tribunale.

Un’azienda, in particolare, nei mesi scorsi aveva formalizzato una proposta ad Andrea Scacchetti e sembrava che potesse essere il partner giusto per acquisire l’azienda carpigiana evitandole il fallimento.

L’adunata dei creditori è fissata il 14 gennaio, il tempo stringe ma non tutte le speranze sono perdute, i consulenti legali sono al lavoro per salvare l’azienda dove lavorano una quindicina di persone. «Stiamo predisponendo una nuova istanza che in questi giorni presenteremo al tribunale per cercare di salvare la produzione e il valore aziendale» spiega l’avvocato carpigiano Marcello Benetti.

Il salvataggio è legato all’autorizzazione del tribunale a poter continuare la produzione in corso, la collezione primavera estate 2020, affidandola ad un soggetto terzo.

«Stiamo valutando ogni strada possibile per cercare in tutti i modi di salvaguardare la produzione» spiegano i consulenti.

Se la collezione riuscisse ad arrivare nei negozi ci sarebbe probabilmente la possibilità di ripianare il debito, epilogo di difficoltà sorte negli ultimi quattro anni.

Nata nel 1983, Sintesi ha iniziatoproducendo abiti per il mercato all’ingrosso e nel 1991 ha lanciato il proprio brand Anna Rachele con cui ha venduto le collezioni nelle boutique italiane ed estere.

Non più tardi di quattro anni fa, nel 2015, apriva negozi monomarca in vari Paesi del mondo, dalla Spagna all’Azerbaijan, ma già soffiava il vento negativo dalla Russia, Paese in cui Sintesi generava il 40% di fatturato.

Quando le sanzioni finanziarie applicate da Usa e Ue hanno fatto crollare il rublo l’export ha subito una pesante battuta d’arresto accusata da tante aziende italiane di moda e, complice la difficile congiuntura interna per il settore, il fatturato ha iniziato una curva calante.

I primi costi tagliati sono stati quelli della promozione del brand e della pubblicità, una scelta che ha buttato benzina sul fuoco: «Sono i costi più immediati da tagliare ma le aziende che riescono a stare sul mercato sono quelle che valorizzano la visibilità del brand» disse Scacchetti nel giugno scorso.

I dipendenti si sono via via ridotti, da trenta sono passati ad una quindicina attuali: il sindacato Cgil sta monitorando attentamente la situazione per le inevitabili ricadute occupazionali che ci potrebbero essere in caso di fallimento.

L’azienda sta cercando in tutti i modi di trovare liquidità, venerdì si terrà l’asta per gli arredamenti interni autorizzata dal tribunale e contestualmente i giudici dovrebbero decidere se accogliere l’istanza che gli avvocati presenteranno questa settimana: se sarà accolta, la produzione potrà continuare, se invece sarà respinta calerà il sipario su una delle aziende storiche della moda carpigiana.

Intanto nello stabilimento di via della Chimica si continua a produrre, sperando in una svolta positiva ormai sempre più appesa a un filo.