Dagli esami alle amicizie, l’ateneo accoglie i disabili

Convenzione tra il dipartimento di Studi linguistici e l’associazione Università21. Jacopo, studente ’zero’: "Ho acquisito nuove competenze e stretto relazioni"

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di Chiara Mastria

"Ho frequentato l’Università di Modena e Reggio, corso di laurea in Scienze dell’Educazione, ho sostenuto esami, acquisito competenze nuove e conosciuto compagni che sono diventati miei cari amici". A parlare è Jacopo, lo studente numero zero di ‘Università21’: affetto da sindrome di down, grazie alla caparbietà della sua mamma Loretta Melli, oggi presidentessa dell’associazione, ha potuto frequentare lezioni universitarie nonostante la mancanza del diploma. Jacopo ha sostenuto 15 esami e una ‘laurea’, alla fine della quale gli è stato rilasciato un attestato di frequenza, ma soprattutto ha potuto vivere l’ambiente universitario come e con i suoi coetanei e mettersi in gioco insieme a loro. "Ha avuto la possibilità – dice Loretta – di costruirsi un futuro". Un’esperienza, quella di ‘Università21’, iniziata nel 2015 a Reggio Emilia – prima con il dipartimento di Educazione e scienze umane e poi con quello di Comunicazione ed economia – che ora arriva anche nella nostra città, più nel dettaglio al Dipartimento di Studi linguistici e culturali in Largo Sant’Eufemia. In cosa consiste? Nell’inserire nella vita universitaria anche alunni con disabilità intellettiva per i quali, come dicevamo sopra, non sarebbe altrimenti possibile vivere "una bella avventura che ci offre un futuro migliore", dice Jacopo. Gli studenti vengono individuati dal Centro Territoriale di Supporto su indicazione dei docenti di sostegno delle scuole secondarie e selezionati attraverso incontri specifici. Quelli inseriti nel progetto vengono poi affiancati da educatrici che vivono con loro la quotidianità dell’ateneo, che li aiutano a formare un’autonomia che vada dallo studio al creare punti di riferimento come la biblioteca o il bar ‘di fiducia’ per muoversi liberamente nell’ambiente universitario e nella città. Tra le educatrici c’è Silvia Comodi, ex compagna di corso di Jacopo: "Ho vissuto in prima persona la sua esperienza – racconta – e mi sono resa conto non solo di quello che noi abbiamo offerto a lui, ma soprattutto di quello che lui ha portato a noi. Siamo stati contaminati dalla sua presenza, dall’averlo accanto. Lui ci ha offerto un nuovo sguardo sulla disabilità. Questo progetto – continua – è una piccola ma importante rivoluzione che rende l’Università uno spazio inclusivo". E, come dice il professore Unimore Leonardo Gandini, "offre un buon esempio di sostenibilità antropica, rendendo gli spazi universitari davvero a misura d’uomo". "Perché – gli fa eco il delegato del rettore per la disabilità Giacomo Guaraldi – l’Università non sia un parcheggio ma la possibilità di acquisire competenze e realizzare progetti di vita". Gli studenti coinvolti, ad oggi, sono 22: "13 che frequentano tra Reggio e Modena, nove che hanno già concluso il percorso di studi – spiega Rossana Cavatorti, vicepresidente dell’associazione –. Ora stiamo sviluppando delle collaborazioni con gli studentati per accogliere anche i fuori sede".