Dall’arma nascosta alle sfuriate: il figlio filmò il giardino devastato

Duplice omicidio, l’avvocato delle due vittime aveva chiesto agli investigatori di acquisire un video. Era la prova della pericolosità di Montefusco. L’uomo oggi sarà interrogato di nuovo in carcere

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di Valentina Reggiani

"Siamo tutti sconvolti e parlarne oggi è troppo doloroso. Renata era una ragazza meravigliosa, dolcissima, introversa ma tenace. Una studentessa piena di buona volontà e capace. Posso solo trasmettere qualcosa di positivo. Dei problemi a casa con me non ne aveva mai parlato, in realtà. Ma il ricordo che resterà dentro di me di quella ragazza è meraviglioso". Milena Ronzoni, ex professoressa di inglese di Renata Trandafir e oggi vice preside dell’istituto Deledda-Cattaneo ricorda con affetto la 22enne uccisa a colpi di fucile dal patrigno, insieme alla mamma Gabriela nella loro casa a Cavazzona di Castelfranco Emilia. "Tutta la scuola – spiega Ronzoni – è sotto choc per l’accaduto".

Intanto questa mattina alle 9 in carcere è prevista l’udienza di convalida dell’arresto e l’interrogatorio di garanzia per Salvatore Montefusco, il 69enne reo confesso del duplice femminicidio. L’uomo ha ucciso la moglie Gabriela Trandafir e la figlia di lei, Renata, con otto colpi di fucile a canne mozze, dopo aver ricaricato l’arma almeno tre volte. L’uomo, dopo il massacro di lunedì nella villetta a schiera gialla di via Cassola di Sotto è entrato in un bar e ha fatto chiamare i carabinieri. Davanti ai pm e ai militari ha confessato l’atrocità commessa, sostenendo di aver sparato alle due vittime dopo che queste, in vista dell’udienza di separazione, il giorno successivo, gli avrebbero fatto presente che finalmente se ne sarebbe andato di casa. In tanti oggi si chiedono se le istituzioni abbiano fatto ‘abbastanza’ per tutelare le due donne che a più riprese avevano denunciato quello che per tutti era un ’padre padrone’. Eppure la Procura aveva chiesto l’archiviazione per due delle denunce (una con integrazione) presentate da mamma e figlia. Gabriela, attraverso il proprio legale Annalisa Titroni aveva presentato opposizione alla richiesta di archiviazione del pm. Nell’atto il legale chiedeva che fosse acquisito il video realizzato dal figlio della coppia (presente al momento del delitto e risparmiato dal padre), in cui il ragazzo riprendeva e descriveva ‘il disastro’ combinato in giardino da Montefusco. Nelle denunce, infatti, le donne spiegavano come, dinanzi ad un loro rifiuto rispetto alle richieste dell’indagato, il pensionato reagisse con violenza, distruggendo suppellettili e, in questo caso, il giardino di casa. Non solo: l’avvocato chiedeva che fosse sentito il figlio 17enne così come gli assistenti sociali che seguivano la famiglia, ma anche che fosse verificata la situazione delle armi. Gabriela, infatti, sosteneva di averne vista una in casa ma anche di temere che il marito ne avesse nascoste altre nell’abitazione dell’ex moglie. Questo nonostante all’uomo fosse stato revocato il porto d’armi. Gabriela aveva ragione: Salvatore in casa un’arma ce l’aveva eccome, quel fucile con matricola abrasa: da abile cacciatore ha preso la mira ed ha cancellato le loro vite.