
Delitto di Alice, il mistero continua Concluse le operazioni subacquee Nessun ritrovamento nei laghetti
di Falvio Viani
Concluse ieri alle 15 le immersioni del nucleo dei carabinieri subacquei nei laghetti di via Griffona adiacenti al luogo della brutale uccisione di Alice Neri avvenuta la notte tra il 17 e 18 novembre scorso. Si sono protratte per cinque giorni le numerose immersioni dei subacquei dell’Arma, iniziate lunedì mattina, alla ricerca del telefonino (o di altri reperti utili alle indagini) della giovane mamma 32enne di Ravarino, rinvenuta carbonizzata nel baule della sua auto data alle fiamme, disposte dalla Procura modenese. Non si esclude che gli inquirenti cerchino anche un’eventuale arma. Ma al momento si tratta di una ipotesi.
Fin dall’inizio s’era ipotizzato che il cellulare della donna fosse rimasto all’interno della vettura ma, le successive e concentrate perizie, ne hanno escluso la possibile presenza. I sommozzatori per cinque giorni consecutivi hanno scandagliato i fondali dall’alba al tramonto, lavoro protetto dai colleghi dell’Arma subentrati a turno e provenienti da quasi tutte le stazioni dei comuni dell’area nord e dalla zona del Sorbara. Lo sbarramento, attivo giorno e notte, ha impedito agli estranei ogni accesso agli specchi d’acqua e alla zona dell’omicidio. Ogni immersione ha registrato la costante presenza di ufficiali e sottufficiali a riva degli invasi. L’avvocato Antonio Ingroia, difensore incaricato da Nicolas Negrini Marito di Alice, all’indomani del provvedimento d’ispezione sulle acque deputate all’allevamento ittico aveva dichiarato: " Il decreto d’ispezione emesso dimostra quanto abbiamo sempre detto: le indagini non si possono chiudere, non sono complete e mancano tasselli importanti. Che fine ha fatto il cellulare? Non si può andare a processo senza scoprire questo aspetto fondamentale". Critico sull’iniziativa giudicata tardiva, l’avvocato del principale sospettato Mohammed Gaaloul, Roberto Ghini: "Questa è una indagine che andava fatta nell’immediatezza, cioè a novembre. Muoversi a distanza di mesi è segno di una investigazione fatta con modalità che non convincono. Sono ancora troppe le aree inesplorate ed è comunque positiva ogni attività, anche se fatta in ritardo, per arrivare alla verità ".