VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Delitto di Alice, la richiesta dei pm: "Condannate Gaaloul a 30 anni". Ma il marito: fate nuove indagini

Secondo la procura ci sono indizi plurimi e univoci contro l’imputato, accusato di aver ucciso la 32enne. Negrini si ritira dal procedimento, Ingroia: "Vogliamo il colpevole certo, temiamo un caso ’Garlasco 2’".

Secondo la procura ci sono indizi plurimi e univoci contro l’imputato, accusato di aver ucciso la 32enne. Negrini si ritira dal procedimento, Ingroia: "Vogliamo il colpevole certo, temiamo un caso ’Garlasco 2’".

Secondo la procura ci sono indizi plurimi e univoci contro l’imputato, accusato di aver ucciso la 32enne. Negrini si ritira dal procedimento, Ingroia: "Vogliamo il colpevole certo, temiamo un caso ’Garlasco 2’".

"Condannate l’imputato alla pena più alta possibile. Chiediamo 30 anni di carcere". E’ questa la richiesta della pubblica accusa contro Mohamed Gaaloul, il tunisino 31enne accusato del barbaro delitto della giovane mamma di Ravarino Alice Neri. Dopo una lunga requisitoria ieri mattina, rivolgendosi alla Corte d’Assise presieduta dalla dottoressa Ester Russo, i pubblici ministeri Giuseppe Amara e Claudia Natalini hanno ribadito la propria convinzione circa i diversi e gravi indizi contro l’imputato, chiedendo appunto una condanna a 30 anni per ‘Hamma’ (accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere, senza aggravanti contestate), che non era presente in aula. In aula è però calato il silenzio quando, a sorpresa, l’ex pm Antonio Ingroia, che rappresenta il vedovo della vittima, Nicholas Negrini, reputando al contrario non vi siano indizi sufficienti a carico dell’imputato e criticando la conduzione delle indagini ne ha chiesto l’assoluzione, chiedendo che gli atti vengano rinviati in procura per ulteriori indagini.

Negrini esce così dal processo rinunciando alla costituzione di parte civile e quindi al risarcimento. D’altronde si tratta di un procedimento in cui, nel corso degli anni, non sono certo mancati i colpi di scena che hanno provocato una grande sofferenza e che ieri hanno però reso ancor più profonda la frattura che si è creata all’interno della famiglia della vittima. Da una parte, infatti, la mamma della vittima e il fratello della 32enne hanno espresso soddisfazione per la richiesta dei pm ma, poco dopo, Negrini si è ‘ritirato’ temendo possa sedere al banco degli imputati l’uomo sbagliato.

L’udienza si è aperta con il proseguo della requisitoria dei pm, appunto. Il pm Claudia Natalini ha ricordato come la vittima, quella notte, tra il 17 e il 18 novembre del 2022 nelle campagne di Fossa di Concordia, fosse stata colpita a morte con almeno sette coltellate, di cui una al cuore, come confermato dai medici legali in aula. "Emergono plurimi indizi, univoci contro l’imputato e non suscettibili di spiegazioni alternative – ha ribadito Natalini –. Lui sale sull’auto della vittima, lui abandona lì la bici e sempre lui la porta in questo luogo che solo lui conosceva e Alice per niente". Di tutt’altro avviso la parte civile per quanto riguarda il vedovo della vittima che, come detto, ha invece chiesto l’assoluzione di Gaaloul. "In coscienza abbiamo il dovere di esprimere la nostra convinzione e ad oggi, a nostro avviso – ha tuonato Ingroia in aula –, non si è raggiunta la prova di colpevolezza dell’imputato oltre ogni ragionevole dubbio. Il quadro probatorio si è ulteriormente frantumato, è fragile, pieno di vuoti, incongruenze. Qual era il movente? La procura lo ritiene irrilevante ma se il movente diventa incompatibile con il profilo dell’assassino diventa a mio avviso decisivo. Qual era il motivo per cui Gaaloul doveva dare fuoco all’auto, al corpo della vittima e far sparire il cellulare visto che non poteva nascondere di aver avuto quell’incontro notturno con la signora Alice Neri? Questo significa che se l’assassino ha incendiato l’auto, l’assassino non è Gaaloul.

La procura frettolosamente ha ritenuto di individuare un colpevole mentre il mio assistito Nicholas Negrini vuole che sia assicurato alla giustizia ‘il’ colpevole anche per evitare un caso ‘Garlasco due’. Abbiamo visto cosa sta accadendo a Pavia dopo vent’anni: non vorremmo che tra vent’anni si dovesse ricominciare ad indagare e magari intanto condannare un innocente". Ingroia ha chiesto a fine arringa che la Corte d’Assise dichiari assolto l’imputato, ritrasmetta gli atti alla procura e riapra le indagini "affinchè ciò – ha detto – non si debba fare tra vent’anni". A spiegare il perchè di una scelta cosi ‘forte’ è lo stesso Nicholas Negrini: "Non ho mai negato le mie perplessità: in questo grado di processo non è emerso alcun elemento che mi abbia fatto cambiare idea, anche se ci ho sperato. Io non volevo aver ragione ma volevo un quadro chiaro, che mi permettesse di essere sereno all’esito del processo. Faccio un passo indietro perchè per coerenza non mi pare giusto schierarmi contro l’imputato se non ho la convinzione, la certezza che possa essere stato lui. Altri sospetti? Sono un grafico, non un investigatore ed è giusto che siano gli organi competenti a fornire più certezze di quelle che abbiamo oggi".

"Vorrei che fosse chiaro – ha aggiunto Negrini – che oggi (ieri, ndr) il dottor Ingroia non ha parlato del terzo uomo per puntare il dito contro ma ha utilizzato il suo ‘caso’ per fare un esempio sulle lacune investigative venute a galla non solo sulla sua persona ma anche su altre persone che non sono state neppure attenzionate. Se avessi avuto certezze per accusare il terzo uomo – precisa Negrini – avrei sporto denuncia: se non l’ho fatto è perchè non ci sono elementi né voglia di ripercussioni. Abbiamo solo chiesto chiarezza sulla sua posizione. Assisterò da aspettatore esterno ora: il dubbio resta, non si è potuto fare una ricostruzione adeguata".