VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Delitto di Alice, l’arringa: "Niente prove e movente. Gaaloul è innocente"

L’avvocato Ghini ha chiesto l’assoluzione dopo aver ricostruito le ore dell’omicidio "Nessun riscontro sul fatto che sia stato l’ultimo a salire sull’auto della vittima. Lei restò ferma a lungo: aspettava qualcuno? I suoi messaggi mai analizzati".

L’avvocato Ghini ha chiesto l’assoluzione dopo aver ricostruito le ore dell’omicidio "Nessun riscontro sul fatto che sia stato l’ultimo a salire sull’auto della vittima. Lei restò ferma a lungo: aspettava qualcuno? I suoi messaggi mai analizzati".

L’avvocato Ghini ha chiesto l’assoluzione dopo aver ricostruito le ore dell’omicidio "Nessun riscontro sul fatto che sia stato l’ultimo a salire sull’auto della vittima. Lei restò ferma a lungo: aspettava qualcuno? I suoi messaggi mai analizzati".

"Gaaloul va assolto per non aver commesso il fatto". È la richiesta dell’avvocato Roberto Ghini, dopo una arringa fiume, iniziata ieri mattina e terminata nel pomeriggio, per il suo assistito. Parliamo del tunisino Mohamed Gaaloul, alla sbarra per il terribile omicidio della giovane mamma di Ravarino Alice Neri, avvenuto nelle campagne di Concordia la notte tra il 17 e il 18 novembre 2022. I pm Natalini e Amara hanno chiesto una condanna a 30 anni per l’imputato, ritenendo che a suo carico vi siano invece gravi indizi di colpevolezza: il dna sul mozzicone di sigaretta rinvenuto sul luogo del delitto, ad esempio, ma anche la fuga all’estero o gli abiti dell’imputato che, secondo i testimoni, risultavano sporchi d’olio all’indomani del delitto.

Ghini – come già nella precedente udienza – ieri ha cercato di smontare ‘pezzo dopo pezzo’ il castello accusatorio parlando anzitutto di una "visione a tunnel": ovvero quando gli investigatori si concentrano su una singola pista di indagine o su un sospetto ed escludono o ignorano qualsiasi altra possibilità. Il legale ha spiegato che nessuno sa cosa possa essere accaduto quella notte. "Posso spiegare perché il racconto dell’imputato mi pare plausibile però – ha affermato –. È sceso 950-1000 metri da casa ed è andato verso la sua auto. Ha percorso il doppio della strada (2 km) fino al luogo dove ha riposato. Quanto ha riposato? Non lo ricorda. Ma la persona che cammina nella rotonda di Torre faro non ha commesso un omicidio (ha detto riferendosi alle immagini immortalate dalle telecamere il 18 mattina e che, appunto, ritraevano l’imputato). Non è sporco d’olio. Non è sporco di sangue. Non si nasconde. Indossa i medesimi vestiti della sera. E indossa quel borsello, il borsello che non ha tracce" ha ribadito.

Il legale ha iniziato la propria arringa partendo da un quesito che ha rivolto direttamente alla Corte d’Assise, presieduta dalla dottoressa Ester Russo. Perchè Alice non rincasa quella notte? "La signora Alice Neri resta ferma in auto. Non per pochi secondi, per diversi minuti. E questo dato impone una riflessione. Stava aspettando qualcuno? Scriveva a qualcuno? Sono domande legittime, perché quel tempo d’attesa non è neutro" ha detto. Ghini ha poi ‘puntato il dito’ contro il traffico dati WhatsApp relativo alla vittima non acquisito. "Non sappiamo quando, né a chi abbia eventualmente scritto. Come si può stabilire con certezza a chi siano stati eventualmente inviati i messaggi se non si è proceduto a una formale richiesta di acquisizione dati tramite rogatoria internazionale?".

Altro aspetto sollevato da Ghini: l’inesistenza, a parere della difesa, di un elemento concreto che possa far desumere che l’imputato abbia costretto la vittima a farlo salire sul suo veicolo. Ghini è quindi tornato su quelli che reputa errori investigativi, come la mancata conservazione dello stato dei luoghi, ovvero della scena del crimine che non sarebbe stata preservata, "congelata" da ogni possibile contaminazione ma anche il ‘tema’ telecamere, con la mancata acquisizione di registrazioni provenienti da telecamere di videosorveglianza – sia pubbliche sia private – presenti nelle zone circostanti al luogo del rinvenimento dell’auto della vittima.

Ghini, a chiusura della lunga arringa ha toccato altri due aspetti che ha definito fondamentali: la procura non avrebbe mai preso in considerazione alcuna ipotesi alternativa rispetto alla propria tesi originaria e "Ignoto 1" ovvero quel dna maschile ignoto rinvenuto sulla spallina del reggiseno della vittima che non appartiene a nessuna delle persone attenzionate nel corso delle indagini.

Infine, l’avvocato Ghini ha sottolineato come: "Affermare con certezza che Gaaloul sia stato l’ultimo a salire sull’auto della vittima è una deduzione del tutto priva di riscontri concreti e di un adeguato supporto investigativo" ribadendo che "in questo processo non è stata raggiunta la prova del movente".