
La vittima Alice Neri
Modena, 6 dicembre 2025 – "I cerchioni? Mi ha detto il mio titolare di tirarli via da quell’auto. Proprio da quella. Avrei dovuto montarli su un altro mezzo. Li ho appoggiati davanti al capannone poi sono spariti". Ai mille quesiti ancora aperti nell’ambito del delicato processo davanti alla Corte d’Assise contro Mohamed Gaaloul, unico imputato per il terribile omicidio di Alice Neri, ieri se ne è aggiunto un altro: quello dei cerchioni dell’auto della vittima. Cerchioni posteriori che, inspiegabilmente, erano stati sostituiti con altri mentre il mezzo carbonizzato si trovava sotto sequestro in una autocarrozzeria di Mirandola. Di quel grave ‘sabotaggio’ se ne resero conto i carabinieri a luglio del 2023 e la procura indagò il titolare che, nella precedente udienza, si è avvalso della facoltà di non rispondere. A parlare in aula, ieri, è stato invece il dipendente che ha sottolineato come la vettura non fosse coperta da teli. "Ho tolto io i cerchi dalla macchina – ha ammesso – me lo aveva detto il mio capo di smontarli: non avevano valore". In realtà il teste è stato richiamato più volte alla ‘verità’ dalla presidente della Corte, dottoressa Ester Russo, essendosi contraddetto non una ma più volte. "Quando sono arrivati i carabinieri mi ha detto di cercarli e sostituirli con altri" ha concluso. Ieri la difesa dell’imputato, avvocato Roberto Ghini, ha chiesto alla Corte l’acquisizione dell’informativa relativa a quel fascicolo. L’imputato ha poi rilasciare dichiarazioni spontanee, per spiegare come in quella carrozzeria vi fosse anche la sua Bmw sottoposta a sequestro amministrativo.
A prendere parola, poi un cugino di Gaaloul e, anche in questo caso, non si può parlare di ‘testimonianza lineare’. Il teste ha spiegato di aver avuto da sempre un rapporto stretto con Gaaloul, sin da quando erano bambini. "Ci vedevamo spesso, non è mai stato violento. Mi ha chiamato dalla Francia per dirmi che stava lavorando" ha aggiunto facendo riferimento a quella che per la procura è a tutti gli effetti una fuga di Gaaloul dall’Italia. L’attenzione si è poi concentrata sui giorni precedenti il delitto, quando il teste e l’imputato parteciparono ad una grigliata proprio tra quei laghetti teatro dell’efferato delitto.
"Come avevate acceso il fuoco?" lo ha incalzato la Corte. "Abbiamo raccolto legna" ha detto all’inizio. Poi ha menzionato la tanica (quella contenente olio esausto che, secondo l’accusa, è stata utilizzato per appiccare il rogo alla vettura della vittima) ma ha negato di essere in realtà stato presente al momento dell’accensione del rogo. "Ho immaginato l’abbiano usata" ha concluso. "Dall’udienza è emerso chiaramente come il mio assistito fosse solito viaggiare in tutta Europa spesso senza nemmeno avvertire – afferma il legale dell’imputato, Roberto Ghini –. È stato confermato come avesse problemi in Germania e come non abbia mai avuto gesti violenti nei confronti di nessuno".
Per quanto riguarda la vicenda relativa ai cerchioni dell’auto di Alice Neri, Ghini sottolinea: "Da un lato è emerso come l’auto sia stata abbandonata sostanzialmente nel cortile di questo sfasciacarrozze senza nessun tipo di cautela, nemmeno un telo a coprire la vettura e dall’altra come misteriosamente qualcuno abbia sottratto i cerchioni". "L’udienza di oggi (ieri, ndr) ci ha resi soddisfatti: i testi della difesa non hanno scalfito la tesi d’accusa. Anzi – afferma l’avvocato della famiglia della vittima, Cosimo Zaccaria –, uno degli amici dell’imputato ha ammesso che poche settimane prima durante una grigliata fatta nello stesso posto in cui è stata rinvenuta la macchina bruciata di Alice, è stato usato lo stesso olio esausto adoperato per dare alle fiamme la povera ragazza. Un’ulteriore conferma del fatto che l’imputato ha condotto la vittima in un luogo da lui perfettamente conosciuto in cui sapeva dove trovare del propellente".